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Dopo la Conferenza

Diciamo la verità. Era difficile immaginare un esito migliore. Centinaia di delegati e di invitati presenti in due giorni di intenso lavoro, venuti a Roma a spese loro, solo motivati dal desiderio di ascoltare e di discutere proposte concrete per attestare la possibilità di un rilancio del nostro partito. Tutti hanno assistito con curiosità e attenzione (fino a un certo punto, poi l’attenzione si è leggermente attenuata, ma era scontato) le relazioni di Covatta e mia, dopo gli interventi di Giada Fazzalari, di Carlo Vizzini, di Maria Pisano e di Roberto Sajeva. Ho registrato anche entusiasmo, voglia di sottolineare con ripetuti applausi di vivo consenso le idee più originali. Era tempo che non accadeva.

Anche il pomeriggio dedicato al lavoro dei tavoli è stato intenso. Anzi, proprio nei sei gruppi di lavoro (territorio, economia, società, istituzioni, sicurezza, diritti civili) si è registrata la sorpresa più piacevole, con decine e decine di amici e compagni, in ognuno dei tavoli, che hanno partecipato chiedendo la parola, per esaminare e proporre soluzioni. La voglia di partecipare e di esprimersi era forse più forte di quanto si potesse immaginare. Ho girato per tutto il pomeriggio nelle diverse stanze in cui si articolava il nostro lavoro e ho preso atto con sorpresa di questo diffuso bisogno di intervenire, di confrontarsi, di proporre, di precisare, in uno spazio libero che non è di tutti. Quanti sono i partiti che oggi danno la parola ai loro militanti per scrivere un programma?

Poi il giorno delle conclusioni. Con le relazioni dei sei coordinatori, gli interventi del sindaco di Matera, della professoressa Elisabetta Cianfanelli e del politologo Ernesto Galli della Loggia. Quest’ultimo ci ha voluto richiamare, a proposto dell’hastag “Cambiando” che campeggiava sull’ampia sala del convegno, che il cambiamento non è sempre positivo. Ne siamo consapevoli, noi che figuriamo a larga parte di opinione pubblica come reduci e nostalgici del tempo che fu. Questo ventennio lo abbiamo addirittura processato politicamente. Di certo non ne siamo stati né levatrici né protagonisti. E infine le conclusioni di Nencini che ha voluto ricordare soprattutto la necessità della coerenza. Anche per noi, che troppo spesso applaudiamo proposte come l’abolizione delle regioni, tranne la nostra, l’accorpamento dei comuni, tranne il nostro.

Adesso si parte con l’azione. I vari documenti finali andranno presto accorpati e organizzati per proposte concrete, su ognuna delle quali far scattare una campagna politica e/o una proposta di legge. Senza esagerarne il numero. Occorre che segreteria, direzione. magari lo stesso consiglio nazionale, approvino un testo di cose da fare e di strumenti per farle. Penso che occorrerà anche pubblicare gli atti della conferenza, magari in un numero speciale di Mondoperaio. Poi la parola deve passare all’azione politica in una cornice che dovrà esaltare la nostra autonomia politica nell’ambito dell’alleanza con il Pd e non nella direzione della confluenza nel Pd. È un salto di qualità quello necessario oggi. Dobbiamo tutti esserne consapevoli ed essere all’altezza delle esigenze politiche che i nostri hanno rappresentato in questa “due giorni” ricca di proposte e di desiderio di vita.