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Un ministro di oggi e un sindacato di ieri

Ditemi voi se un ministro del lavoro che sostiene che quel che conta non è l’orario di lavoro ma la produttività deve essere attaccato dai sindacati. Basta guardare in faccia la realtà. Oggi le nuove tecnologie danno la possibilità di lavorare da casa, di farlo in spiaggia, di fare riunioni via Skype dall’altra parte del mondo. Volete sentire come si lavora nell’azienda di Steve Jobs? Pare che anche quando si dorme si possano elaborare idee nuove attraverso i sogni. Siamo nel mondo della creatività. Nel regno del lavoro da inventare per i giovani. Cgil e UIL invece vorrebbero ingessare tutto a dati oggettivi, frutto delle contrattazioni tra le parti. La qualità è un elenco soggettivo molto spesso e dunque sfugge alle decisioni dei tavoli e dei documenti. Il vero tema semmai, anche in relazione alla sostanziale abolizione dell’articolo 18, è discutere su chi decide. Per questo, in relazione al processo di rafforzamento inevitabile della contrattazione aziendale su quella collettiva, sarebbe indispensabile introdurre anche in Italia la cogestione, la partecipazione dei lavoratori nei consigli delle aziende. Il sindacato si rassegni allo spostamento di potere sul decentramento e l’autonomia dei lavoratori e accetti la sfida della qualità senza fermarsi al lavoro che non c’è più. Un sindacato che difende solo il proprio potere non è di grande utilità.