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Condannati all’oblio

Non è da oggi che si intende oscurare la storia del socialismo riformista e liberale italiano: quello che va da Turati a Rosselli, fino a Nenni e Saragat, per raggiungere il Psi di Craxi. Siamo ormai abituati, e molte versioni del Pd lo testimoniano, al recupero di altre due tradizioni. Da un lato quella che, partendo da Togliatti, del quale pure si riconoscono errori, arriva a Berlinguer, dall’altro quella che, dalla sorgente di De Gasperi, che di Togliatti fu feroce avversario, si congiunge alla foce di Moro e Fanfani, attraverso gli affluenti di Dossetti e La Pira. Quest’ultima peraltro pare oggi quella più in voga nel gruppo dirigente renziano. L’altra sembra più confinata in soffitta, ma tutelata.

Quel che è avvenuto l’altro giorno in Consiglio comunale di Reggio Emilia in occasione della celebrazione del settantesimo anniversario del consesso repubblicano é un’altra perla della stessa catena. Si è scelto di trattare il contributo dei liberali, dei repubblicani, degli ex missini, dei verdi e anche dei leghisti, con il suo esponente Gabriele Fossa presente in camicia verde, tutti chiamati al tavolo dei relatori, assieme al fratello di Prodi, Quintilio, in rappresentanza della Dc. Dei socialisti solo un’anziana militante degli anni cinquanta a testimoniare la sua vocazione unitaria. Si é completamente ignorato il grande conflitto-collaborazione tra socialisti e comunisti che ha animato la storia di questo cinquantennio, e in particolare ha costituito il cuore della politica reggiana ed emiliana dal 1980 al 1990. La questione socialista ha animato il confronto politico, culminato con la rottura della giunta Pci-Psi nel dicembre del 1982, poi con la costituzione della giunta pluralista Pci, Psi, Psdi e Verdi del 1987 e infine con la perdita della maggioranza assoluta del Pci e col successo socialista del 1990.

Anche nelle immagini dei protagonisti che sono apparse nel corso dell’iniziativa ci sono dimenticanze emblematiche. Lasciamo perdere la mia che pure non ho dato un contributo marginale in diciotto anni di presenza in Consiglio, compresi quelli da vice sindaco, poi negli ultimi cinque da assessore, ma anche quella di personaggi storici comunisti e democristiani. E ahimè perfino dell’ex sindaco Antonella Spaggiari, completamente oscurata e solo ricordata con una citazione nel corso delle conclusioni del sindaco Vecchi, dopo la sua rottura col Pd. Ignoranza, supponenza, volontà di colpire gli eretici? Non saprei. Io sono stato ricordato come storico e forse in questa dimensione è giusto che non demorda e continui a battermi perché la storia sia storia di verità e non di manipolazioni ad uso e consumo di chi comanda.

Perché la storia socialista viva ancora, nonostante tutte le dimenticanze passate (nella Costituente si ricordano sempre, nella mia città, Nilde Iotti che ebbe un ruolo marginale, e Giuseppe Dossetti, quasi mai Meuccio Ruini, che svolse invece una funzione fondamentale, e mai il socialista democratico Alberto Simonini che nella Costituente assunse il ruolo di leader politico) vale ancora la pena impegnarsi. Si è celebrato Camillo Prampolini e nell’apposito comitato del 2008 solo una durissima polemica ha indotto le autorità a permettere una presenza socialista. Potrei continuare. Di una cosa sono certo. Finché avrò voce non smetterò di battermi per denunciare questa assurda e violenta, continua discriminazione. Perché chi non ha il coraggio della memoria, anche quando la memoria è dura da digerire, non può avere la forza di costruire il futuro.