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L’etica laica

Claudio Martelli si fece promotore, alla fine degli anni ottanta, di un originale e stimolante convegno sul tema dell’etica laica. Questo stesso titolo rimandava alla conciliazione dei due termini, che parevano invece contraddittori. Sembrava infatti che la laicità fosse una specie di metodo, e non postulasse principi basilari del comportamento. Che invece erano prototipi di fedi assolutiste, di carattere religioso, politico, morale. Innanzitutto la laicità non è una fede, ma una convinzione che si basa sulla razionalità e il rispetto. Quella tolleranza che è figlia dell’illuminismo. Tento così di rispondere a chi osserva che anche di fronte a leggi di libertà e in nome del rispetto di tutte le opinioni i laici possano dividersi. Quasi la libertà possa essere garantita o negata in nome del pluralismo.

È chiaro che non è così. Se la maggioranza di un paese si schierasse contro i diritti di una minoranza allora bisognerebbe rispettarne la decisione? Se in un paese i cittadini si schierassero per lo stato totalitario allora quella forma di oppressione sarebbe legittima? È evidente che sul tema della libertà non c’è principio di maggioranza che tenga. Quale la posizione che i cattolici laici hanno sempre assunto sui temi della libertà? Hanno saputo distinguere la loro fede dalle leggi dello stato. I cattolici coerenti, a mio giudizio, non dovrebbero divorziare, ma dovrebbero essere a favore del divorzio per coloro che cattolici non sono. Per la verità non è quasi mai così ed esponenti, anche di primo piano, del mondo cattolico erano invece anti divorzisti per gli altri, ma hanno poi praticato il divorzio per sé.

Oggi siamo di fronte a un altro passo di civiltà e di riconoscimento della libera scelta. Dopo averla addirittura negata sul principio della libertà di morire, intendendo il dogma della vita che appartiene a Dio un imperativo a cui dover sottostare per tutti, oggi si nega una legge per i diritti delle coppie omosessuali e dei loro figli. Si compie cioè un abuso di potere in nome di un pregiudizio sessuale che non solo delegittima una coppia unita dall’amore, ma che impedisce al figlio naturale di un partner di poter essere riconosciuto dall’altro. Non si parte dalla fotografia della realtà, e cioè dall’evoluzione del concetto di coppia nella nostra società e magari anche dalle ragioni della crisi della famiglia tradizionale che nulla hanno a che vedere con l’esistenza di altre forme di famiglia, ma si grida all’infame conseguenza di una pratica vietata in Italia per colpire una legge che non solo non la genera, ma della quale sana le conseguenze.

A fronte di questa legge che solo l’Italia non ha ancora approvato, così come solo l’Italia non si è ancora dotata di una legge sul fine vita, anzi il caso Englaro pare averla seppellita, il Vaticano, lo stesso Papa, anche se in forme meno accentuate, rispolverano la retorica del valore del matrimonio tradizionale, che la legge non mette assolutamente in discussione. E non si capisce, in realtà si capisce benissimo, se il richiamo sia rivolto al popolo dei cattolici o allo Stato. Siamo ancora di fronte al vecchio argomento. L’etica laica che i cattolici liberali hanno assunto prevede il rispetto di tutte le fedi e l’affermazione di dispositivi legislativi che non ne deprimano alcuna. Quella del cattolicesimo integralista propone che lo Stato assuma invece la sua etica e la imponga a tutti. Sostengo che neppure se la maggioranza degli italiani l’appoggiasse quest’ultima sarebbe legittima. E questo neppure sul tema delle Unioni civili. Proprio in nome dei principi fondamentali dell’etica laica.