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Pro o contro la famiglia?

Continuano le trasmissioni televisive diseducative, con conduttori impreparati e interlocutori che non conoscono la legge sulle Unioni civili, né quelle degli altri paesi. Dico subito che dopo le considerazioni astrali di Crepet che parla ormai di tutto, anche senza conoscere il merito delle questioni, e dopo le urla della Santanchè, che mi rimbalzavano sempre più stonate e insopportabili, ho chiuso la Tv. Vorrei capire cosa obiettano costoro. Almeno si pronunciassero contrari a qualsiasi legge sui diritti delle coppie omosessuali, come si è spinto a sostenere il cardinal Ruini. Invece partono dal presupposto che una legge ci vuole. E che nessuno nega i diritti di queste coppie.

Poi, nel merito, intendono stralciare l’unica forma di adozione consentita loro, quella della cosiddetta steplichd adoption. Cioè della possibilità del partner di adottare il figlio naturale dell’altro. Cosa che avviene anche nella democristiana Germania della cancelliera Merkel senza che siano state promosse crociate, ipotizzati uteri in affitto, promossi Family day, senza che si sia scomodato addirittura un recalcitrante pontefice. Certo il problema non esiste nella maggior parte di paesi europei, dove sono ammessi i matrimoni gay e le adozioni tout court da parte delle coppie omosessuali, che possono stanare un bimbo da un orfanatrofio (non da un padre e da una madre) e accudirlo col calore di due persone che lo desiderano.

No, in Itallia, unico paese europeo ormai a non avere una legge sulla materia, si contesta anche quest’unica modalità per riconoscere un figlio. Si dice che approvare una norma di questo tipo incoraggia, nel caso di una coppia maschile, perché nel caso di una coppia lesbica si tratterebbero solo di inseminazione artificiale, il cosiddetto utero in affitto, che in Italia è vietato e in altri paesi invece no. Allora non si sarebbe dovuto approvare la legge che ammette il riconoscimento dei figli per le coppie eterosessuali concepiti esattamente con la stessa pratica. Invece no. L’obiezione riguarda solo il divieto di riconoscimento dei figli partoriti in questo modo per le coppie omosessuali. Lo scandalo non scaturisce evidentemente dalla pratica dell’utero in affitto legittimata all’estero, ma dal suo uso da parte delle coppie omosessuali maschili. E diviene motivo per il mancato riconoscimento da parte del genitore potenzialmente adottivo.

L’opposizione alla stepchild adoption dipende dunque dalla contrarietà al riconoscimento per i figli delle coppie omosessuali e si estende anche al caso di due donne, una delle quelli ha partorito il figlio all’estero con la eterologa, e non certo con l’utero in affitto. Ma non comprende le coppie eterosessuali che hanno partorito, nel caso della sterilità della donna, un figlio con il cosiddetto utero in affitto. Dunque l’opposizione non dipende dall’uso di quest’ultima pratica, ma dall’assurda prevenzione versi i figli delle coppie omosessuali, sia femminili, sia maschili, che devono essere privati di uno dei due genitori. Che il Family day si vanti di togliere il diritto a una famiglia per i bambini è davvero la più grande delle contraddizioni. Più che un pro Family e un no Family.