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Il consiglio nazionale convoca il congresso a Salerno

La massima assise del Psi ha approvato stamattina le norme per il congresso nazionale, che si svolgerà a Salerno nei giorni 15-16 e 17 aprile. Com’era già noto le mozioni dovranno essere presentate entro l’8 marzo. Ognuna dovrà essere firmata da almeno il 15% dei membri del Consiglio nazionale. Roberto Biscardini, a nome di Area socialista, ha votato contro le norme, unico voto in dissenso, e ha svolto un intervento di dura critica alla politica del partito e al tesseramento, minacciando ricorsi di carattere legale.

Spero che ciò non accada. Che il dissenso si manifesti, l’ho sottolineato nel corso del mio intervento, nel rispetto degli organi democratici, delle norme deliberate, delle decisioni democraticamente assunte dalla nostra comunità. Mi sono chiesto se esistano singoli episodi di tesseramento gonfiato o falsificato. A me non risultano. Se qualcuno ne è a conoscenza, li denunci agli organi competenti. Penso invece che i nostri dirigenti provinciali abbiano svolto un lavoro difficile e apprezzabile per l’adesione dei nostri 22.000 iscritti. Perché questo dissenso “su tutto” come ha voluto rilevare Roberto? Fino alle elezioni del 2013 i dissenzienti di oggi erano perfettamente allineati. Il meno allineato ero forse proprio io, tanto che proposi di presentare la lista socialista alle elezioni, senza avere il consenso degli attuali totodissidenti.

Anche l’idea di presentare una lista oggi, con uno sbarramento al tre per cento, avendola rifiutata ieri praticamente senza sbarramento alcuno, sembra strumentale. Assomiglia per non sense all’antica divisione del Psi nel 1921, quando il partito si divise sulle modalità di fare la rivoluzione senza che la rivoluzione ci fosse. Noi oggi dovremmo dividerci sulla lista elettorale senza che ci siano le elezioni. Noi dovremmo invece ragionare di prospettive, di possibilità politiche. E personalmente ne sottopongo una al nostro Consiglio. E cioè la creazione subito di un polo, o alleanza, o soggetto di stampo liberalsocialista, con il coinvolgimento dei radicali, dei verdi, di liste civiche, di cattolici non integralisti. È un esigenza che si evidenzia non solo alla luce delle divisioni che si sono manifestate al Senato sulla legge delle Unioni civili.

Non ci sono leggi con adozioni di coppia o con adozioni del figlio del partner in Albania, Bulgaria, Bielorussia, Bosnia, Lettonia, Lituania, Moldavia, Montenegro, Polonia, Macedonia, Romania, Russia, Slovacchia, Ucraina, Turchia, Italia e Città del Vaticano. Le prime quattordici realtà resistono dove il comunismo ha lasciato in eredità il suo integralismo, la terzultima dove l’islamismo è forte e le ultime due restano divise solo da un fiume, ma legate troppo spesso da destino comune. Ma non solo sui diritti civili si può cementare una nuova alleanza. Anche sui diritti economici (ricordate la proposta della nostra Conferenza programmatica sulla cogestione), sui diritti costituzionali ed elettorali (la nostra proposta di legge modificativa dell’Italicum), sui diritti degli immigrati ma anche su quelli alla sicurezza dei residenti. Tutto questo sia l’inizio di un nostro viaggio verso il futuro. Con coraggio e disinteresse. Lasciando ai tribunali il compito di perseguire i malfattori e non i socialisti.