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Quelli che sono socialisti però …

Raramente è capitato di vivere un tale paradosso. Che continua e si ingigantisce. Nelle istituzioni, nelle tivù, nei social e nei bar italiani non si contano “i socialisti ma e però”. Sono davvero tantissimi. E di diversa specie, ma non si capisce perché poi si trasformino quando un sondaggista chiede loro la propensione al voto o quando, ancora più, entrano nella cabina elettorale. Ci sono gli amici del Pd che si sentono “socialisti altrove”, più europei che italiani, per la verità, anche se è molto difficile presentare un’identità all’estero che si nega nel proprio paese. Che, anzi, la si concepisce come naturale prosecuzione della tradizione comunista dei Gramsci, dei Togliatti e dei Berlinguer.

Poi ci sono “i socialisti ovunque”. Quelli rintanati in tempi di bombardamenti nei comodi rifugi berlusconiani e che oggi magari si sono dispersi in diversi rivoli politici, tra Nuovo centrodestra, Ala e non so che altro. Ma sempre socialisti sono. Anzi, sono sempre in condizione di dare consigli, di fare critiche, di impartire lezioni quando non ordini. Socialisti, non del Psi, sia ben chiaro, ma socialisti sempre. Ma ci sono anche “i socialisti reduci”. Semi clandestini. Quelli che compaiono, ogni tanto, per dire la loro. Spesso per accusare, ingiuriare. Poi svaniscono.I socialisti arrabbiati. Quelli che vorrebbero ancora il Psi di Craxi e non si rassegnano a quello di Nencini.

Parlano di congressi, di tesseramento, di commissione di garanzia, di espulsioni, come se fossero militanti attivi e invece non sono manco iscritti e votano per altri partiti da sempre. Parlano del Psi senza essere del Psi, solo perché in questo partito sono stati venticinque anni fa. E ci sono anche “i socialisti di ieri l’altro” che più a sinistra non si può. Quelli che hanno riscoperto non già solo Craxi o Nenni o Saragat, ma più indietro ancora, fino a Morandi, Vecchietti, i socialisti massimalisti. Quelli che quando suona l’Internazionale piangono. L’unità a sinistra vantano come dogma e pensano di praticarla con Landini, Fassina e Vendola. Ma ci sono anche “i socialisti preoccupati” perché il partito fatica e troppi sono coloro che ci hanno lasciati. Per questo decidono di lasciarci anche loro e di non partecipare al congresso.

Evidente che siano tanti, troppi i socialisti per farli entrare tutti nel Psi. Ma è anche piuttosto ridicolo che i pochi che si sentono socialisti e lo dimostrano militando nel Psi, cioè in un partito che dovrebbe essere di tutti i socialisti, vengano addirittura accusati da coloro che sono altrove di non esserlo abbastanza. La verità è che “i socialisti però” accusano i socialisti del Psi e nella loro accusa individuano il pretesto per giustificare il loro trovarsi altrove e ovunque. Non accettano di essere loro in contraddizione, ma cercano il motivo della loro contraddizione in noi. E qui il paradosso è all’apice.