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Buona Pasqua anche ai musulmani

Pur non essendo cattolico ci tengo, in nome della nostra cultura, a festeggiare il Natale e la Pasqua. E ad onorare Gesù Cristo e il suo messaggio di giustizia e di tolleranza. Penso che questo messaggio terreno debba coinvolgere anche coloro che legittimamente sono ispirati da altre fedi religiose o non ne hanno alcuna. Per questo, in nome degli ideali di giustizia e tolleranza, auguro buona Pasqua anche ai musulmani.

Proprio oggi Galli della Loggia scrive parole sagge e pienamente condivisibili sul Corriere, affrontando, più o meno come ha fatto nella sua già richiamata intervista Tony Blair, il comportamento che l’Europa, e dunque l’Italia, dovrebbe assumere nei confronti della popolazione mussulmana e approfondendo il concetto stesso di integrazione. Parto da un ricordo personale. Come amministratore del Comune di Reggio Emilia mi è capitato di dare più volte la cittadinanza italiana a donne di origine araba, africana e mediorientale. Talune donne non riuscivano, dopo quasi dieci anni di residenza italiana, a leggere le due righe richieste per il giuramento

Possibile? Dove e come avevano vissuto? Segregate e oscurate da ogni notizia, senza comprendere il linguaggio della televisione, senza leggere un libro e un giornale? Noi possiamo accettare, in nome del rispetto per le altre tradizioni e religioni, che una moglie venga trattata cosi da un marito, che una figlia non abbia la libertà di frequentare i suoi coetanei, che sia costretta in molti casi, purtroppo, ad accettare matrimoni combinati, che qualcuna sia addirittura sottoposta al sadico rito dell’infibulazione? Cos’è l’integrazione della quale giustamente si fa un gran parlare? È un lasciar fare senza salvaguardare i valori della nostra civiltà che si fondano sul rispetto della libertà e della parità tra uomo e donna peraltro faticosamente conquistato e per la verità non sempre anche da noi rispettato? E’ un compromesso, una sorta di mediazione tra culture differenti? O è invece, come io credo, l’ingresso di popolazioni che provengono da altre culture in quella della libertà e della tolleranza? Non è, come io penso, un lavoro continuo di educazione dei musulmani al culto della libertà?

Se io sono tollerante lo devo essere anche con gli intolleranti, si chiedeva Popper? No, assolutamente, perché se no gli intolleranti distruggeranno la tolleranza, rispondeva. Io posso essere in pace con coloro che mi hanno dichiarato guerra, aggiungo io? No, altrimenti la guerra la vinceranno coloro che me l’hanno dichiarata. Poi si discuterà del modo migliore per combatterla. Questo mi porta a dire che noi dobbiamo mettere in campo, come ci invitano a fare all’unisono Blair e oggi anche Galli della Loggia, una vigilanza continua, e magari anche varare una apposita legislazione, per fare in modo che nella nostra comunità non si annidino e proliferino sacche di violenza, utilizzando certo l’autorità, ma anche la scuola. Per farlo non basta la buona cultura, la buona educazione, però. Noi dobbiamo in tutti modi evitare di sentirci in pace con coloro che ci vogliono uccidere, conquistare, convertire. E dobbiamo demolire, assieme ai musulmani liberali e pienamente integrati nella nostra civiltà, quel fondamentalismo che ci riporta troppo indietro. Sarò ripetitivo, ma nella civiltà del medioevo dei diritti io non ci voglio proprio vivere e vorrei che non ci vivessero nemmeno i miei figli e i miei nipoti.