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Per la prospettiva liberalsocialista (l’intervento di Del Bue al congresso del Psi di Salerno)

Sulla Laguna, nel 2013, al governo c’era Letta e oggi c’è Renzi. Alla guida del Pd c’era Epifani e adesso c’è Renzi. Il Pd era fuori dal socialismo europeo e Sel sembrava in procinto di entravi. E’ successo il contrario. C’era Napolitano e oggi Mattarella. C’erano tre mozioni e oggi una sola perché i dissidenti, contravvenendo al famoso detto di De Coubertin, hanno preferito non partecipare piuttosto che perdere. Noi siamo ancora qui come una piccola comunità di resistenti che appartiene alla storia italiana e intende lanciare un progetto di unità dei socialisti e dei liberali. Siamo qui innanzitutto per esaltare le nostre diversità. Ricordiamole innanzitutto a noi stessi. Siamo un partito identitario in un sistema non identitario. Siamo onorati di non avere avuto alcuna responsabilità nella decadenza politica ed economica dell’Italia. E non ci si tiri fuori il problema del debito. Nel 1987 era all’87 oggi è al 133. Anche per Corrado Augias la matematica non dovrebbe essere un’opinione. Siamo un partito che ama ed esalta la storia, mentre gli altri non l’apprezzano, la dimenticano e forse manco la conoscono. Confesso di non sopportare l’atteggiamento di una classe dirigente che si vanta di non conoscere quel che è successo quando non era ancora nata. Anch’io non ero nato ai tempi di Turati, ma lo conosco benissimo.

Un po’ di modestia e di applicazione e l’ignoranza può passare. In questo senso trovo che Renzi non possa sentirsi l’unico erede naturale di Gesù Cristo, grazie al quale gli anni si contano anche all’incontrario. Però se la sua condanna verso tutto ciò che è avvenuto ante Renzi natum, viene applicata, come anche noi abbiamo fatto, a questo pluriventennale fallimento, ci trova concordi.
Siamo un partito che segna una continuità del novecento col duemila e che considera l’esperienza una virtù, mentre gli altri la considerano un danno, anche se poi ci s’accorge che i dilettanti allo sbaraglio, quelli che la politica non la conoscono, quelli che provengono dalla meravigliosa società civile, possono provocare anche danni al governo perché generalmente hanno anche un po’ troppi parenti e fidanzati. Siamo un partito che ha vissuto e vive senza soldi, e che ha le sue sedi nei sottoscala dei condomini mentre chi lo mise sotto processo oggi è proprietario di troppi immobili. Più che la guardia di Finanza, per individuarli, ci è voluto la guardia di una Gabanelli, che ha costretto il nostro, dal magnifico partito di Razzi e Scilipoti, a divenire possibile protagonista di Chi l’ha visto.
Siamo un partito che non si è mai rassegnato all’idea che solo in Italia il muro di Berlino sia crollato all’incontrario eliminando chi aveva ragione e salvando chi aveva torto. Per questo quando Bersani sostiene che Renzi dovrebbe reagire quando viene accreditato di avere eliminato politicamente i comunisti, non ci trova solidali. Anzi su questo simpatizziamo con Renzi perché in fondo ha almeno parzialmente corretto la caduta del muro all’italiana. Siamo un partito che combatte perché la storia non venga deturpata. Perché in Italia non passi l’idea che i predecessori della sinistra italiana del duemila siano Togliatti e Berlinguer, perché non si accetti che il giornale di un partito che in Europa è socialista sia l’Unità e che le sue feste debbano divenire quelle dei socialisti italiani. Noi pensavamo che i comunisti, dopo l’89 avrebbero partecipato con noi alle feste dell’Avanti. Invece oggi è l’on. Marco Di Lello in nome dell’unità socialista e democratica che si appresta a chiedere l’obolo agli ingressi delle feste dell’Unità. Anche se sappiamo bene che i simboli del passato sono lo zuccherino che Renzi concede, l’unico, agli ex comunisti, noi quello zuccherino lo riteniamo francamente indigeribile.

Siamo un partito che è alleato col Pd, ma che con questo congresso considera superato un patto federativo che non ha dato frutto alcuno. E non può non stupirsi del fatto che il Pd sia l’unico partito del socialismo europeo che si divide anche sulle leggi laiche più moderate del mondo, come quella approvata nella democristiana Germania sulle unioni civili. Ma siamo anche un partito che non può uscire dalla maggioranza e da un rapporto di collaborazione col Pd perché non intende finire nella sinistra di opposizione della quale non condivide la mancata adesione al socialismo europeo e l’infatuazione del primo Tsipras ma non del secondo, solo perché divenuto uomo di governo. Siamo un partito che sta dalla parte dei vecchi e nuovi sfruttati. Una volta, nelle nostre Rimini, c’erano le nuove povertà.

Oggi grazie ai nuovisti all’italiana sono riapparse le vecchie povertà. Siamo dalla parte dei giovani che non hanno lavoro e che devono rappresentare, più della difesa dell’articolo 18, una priorità politica. Abbiamo per questo salutato con favore un Jobs act che i diritti li estende a chi non li ha mai avuti. Ma siamo anche dalla parte dei nuovi sfruttati, dei cittadini alle prese col potere delle banche sul quale abbiamo imbastito una campagna così ne abbiamo promosso una contro il gioco d’azzardo patologico. Siamo preoccupati e non soddisfatti della situazione economica e sociale dell’Italia e che non comprende le ragioni per le quali se la Francia e la Spagna hanno oltre passato i vincoli europei non lo possa fare anche l’Italia. Siamo il primo partito che in Italia lanciò la riforma istituzionale e costituzionale e non possiamo stare dalla parte di Rodotà che ha la sindrome delle mani che invita sempre a tenerle giù. Si poteva fare meglio e diversamente, come noi avevamo proposto con la Costituente, ma è meglio la riforma costituzionale del nulla. Dubito invece che sia meglio l’Italicum così com’è del Porcellum. Per questo se non verrà cambiato inviterò il partito a prendere in considerazione l’idea di schierarsi per la sua abrogazione.
Siamo dalla parte di coloro che nel mondo combattono contro il fanatismo e l’integralismo religioso e che non si sentono in pace fin che nel mondo e oggi purtroppo anche in Europa si combatte per la difesa della libertà. Siamo un partito che ama la giustizia e non sopporta nuovi muri e fili spinati verso chi fugge dalla guerra. Ma che pensa anche che gli italiani abbiano il diritto alla sicurezza e che se un cittadino reagisce a un intruso che di notte irrompe in casa sua costui non possa essere processato per eccesso di legittima difesa.
Siamo un partito, e Nencini ce lo ha ricordato col suo bel libro su Oriana Fallaci, dalla quale pur ci hanno distinto non poche valutazioni, che ritiene l’occidente troppo molle, come ha detto Tony Blair, nel difendere i valori di libertà e di tolleranza. Perché non si può essere tolleranti con gli intolleranti, come precisava Karl Popper. Altrimenti gli intolleranti finiranno per sopraffare i tolleranti. E non si può essere in pace con chi ci ha dichiarato guerra perché se no la guerra la vinceranno coloro che ce l’hanno dichiarata. E se questa non è una guerra è qualcosa di peggio. È un massacro decretato agli infedeli. E io mi onoro di essere un infedele. Mi arrogo il piacere di essere un eretico e il diritto di difendere tutti gli infedeli e gli eretici del mondo.

Siamo un partito che ama la libertà. Che vuole inaugurare una nuova grande stagione di diritti civili. Che ha combattuto per i diritti di tutte le coppie unite dall’amore. E che considera i figli, nati nello stesso modo, tutti uguali e per questo ha presentato una legge sulla spetchild adoption dopo che i cattolici integralisti del Pd e il cardinale Grillo ne avevano impedito l’inserimento nella legge Cirinnà. E siamo perché al più presto venga approvata una legge europea anche sul fine vita, confidando nell’attività della nostra Pia Locatelli. In generale siamo il solo partito che vuole europeizzare e non americanizzare l’Italia. Che la vuole dotare di leggi in vigore nei paesi più moderni del nostro continente. Quelle richiamate, la legge sulla cogestione delle aziende di stampo tedesco, una legge sulla giustizia con rigorosa separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante e sdoppiamento del Csm, che solo in Italia pare eresia e nel nuovo braccio di ferro tra Renzi e parte della magistratura, oggi rappresentata da quello stinco di garantista che è Camillo Davigo, noi non possiamo che stare dalla parte del governo.

Proprio perché siamo diversi e siamo ad un tempo socialisti e liberali vogliamo unire i socialisti e i liberali, intendendo per liberali ovviamente anche i radicali e i riformisti laici o cattolici, gli ambientalisti che non aderiscono al socialismo europeo.
Questo il messaggio del congresso di Salerno, questo l’obiettivo lanciato attraverso le nostre tesi, questa la svolta che per parafrasare quella partorita dal realismo togliattiano, intendiamo sancire a Salerno. Vogliamo unire i socialisti perché se questa parola è riapparsa in America e non è scomparsa in Europa una ragione ci sarà. A proposito del fenomeno Sanders mi rincuora registrare, dalla patria della rottamazione, che avrei ancora dieci anni di tempo per candidarmi alla Casa bianca. Ci sono i socialisti riemersi dai rifugi berlusconiani, e approdati a nuova vita. Ci sono i socialisti nostalgici e un po’ dogmatici, che in odio a Renzi rischiano di scivolare nell’estremismo. Ci sono socialisti che dobbiamo convincere a non imboccare la strada dell’annessione al Pd perché finiranno come quella zanzara che era convinta di guidare l’elefante. Poi ci sono i socialisti arrabbiati. Quelli di facebook, e anche quelli che vogliono gli stati generali del socialismo perchè sono stati generali…  Ma ci sono anche quelli che continuano a fare altre scelte, perché il Psi non sarebbe un partito sufficientemente socialista. Attenzione perché qui il caso è psicologico. Per assolvere loro, che militano o votano per altri partiti, condannano noi che siamo rimasti nel Psi. Come il marito traditore di una vecchia commedia all’italiana che era ossessionato di gelosia per la moglie fedele.
Noi vogliamo unire e lanciare un appello a superare diffidenze e ostilità e a costruire insieme una nuova unità, certo chiarendo e pretendendo chiarimenti. Forse anche noi dobbiamo dare qualcosa. Se si chiede al Psi una maggiore autonomia, un più coraggioso protagonismo, una più spregiudicata condotta, io non ho difficoltà a rispondere positivamente. L’autonomia è ragione di vita anche se si sta in una coalizione e in un governo. Anche io ho fatto qualche appunto, ad esempio ai deputati socialisti quando hanno votato l’Italicum e al partito, anche a quello periferico, che avrebbe dovuto promuovere alcune campagne dopo la conferenza programmatica, che è rimasta invece un po’ nell’ombra nonostante le molte proposte originali che ne sono scaturite. Ma siamo veramente al bluff quando qualcuno rimprovera a Nencini di aver dichiarato di votare no al referendum di domenica per compiacere Renzi. Il voto no è in fondo molto simile al voto sì visto che ci si conta non sui voti ma sul quorum.
Quindi il pronunciamento di Nencini che favorisce il quorum è in realtà uno strappo bell’e buono con Renzi che lo contrasta. Basta solo ragionare. Quello che trovo inaccettabile, lo dico a coloro che lo hanno fatto su facebook, è offendere un segretario eletto democraticamente da tre congressi.

L’unità socialista, assai difficile, ma necessaria, che va perseguita con pazienza e convinzione, non basta. Dobbiamo dare appuntamento magari a fine anno ai radicali, ai verdi riformisti, ai laici e ai cattolici non integralisti per costruire un’alleanza, un polo, un partito, una lista, vedremo, che possa garantire il futuro a una cultura che rischia viceversa di estinguersi. Che non è solo quella socialista, ma quella liberale e laica. E con questi lanciare una convenzione nazionale.
A Marco Pannella il congresso socialista invia un saluto affettuoso e riconoscente. Noi lo abbiamo proposto senatore a vita. Facciamo i debiti scongiuri, ma anche per la sua età non vorremmo che la nomina avvenisse alla scadenza del mandato. Noi non ci siamo associati alla processione dei politici fotografati al tavolo del leader malato. Noi abbiamo condiviso e sostenuto Marco anche quando era sano e combatteva con Loris Fortuna le grandi battaglie di libertà.
A Loris Fortuna proponiamo di dedicare, come scrivono le nostre tesi, i circoli liberalsocialisti in tutta Italia. Sono poco più di trent’anni che Loris non è più con noi. Ma il suo messaggio, le sue lotte, le sue leggi ci appartengono e sono scritte non solo nella nostra memoria, ma anche nella nostra carne. Ho voluto dedicare ai socialisti il mio libro che riassume una parte di articoli dell’Avanti che contengono giudizi, proposte, suggerimenti. L’ho fatto, credetemi, per dimostrare quanto è stato sfornato negli ultimi tre anni. E per rispondere così a chi ritiene che non abbiamo idee. Ne abbiamo tante e anche profondamente innovative. Quello che ci è mancato è il circuito della loro diffusione. Gli inviti che non ci sono stati. Io non penso che sia per via del complotto. Però sono ancora convinto che verso di noi ci sia tuttora una mai sopita prevenzione. Solo gli ottusi in questo mondo di ladri, direbbe un noto cantautore, in questo mare di affarismo e di collusioni criminali, al tempo di Mafia capitale, negli anni dei politici che rubavano ai loro partiti i soldi dello stato, solo gli ottusi ritengono che i socialisti abbiano ancora, se mai l’abbiano mai avuta, una qualche colpa da espiare. Abbiamo mille idee e se solo contassimo per la televisione pubblica qualcosa in più del figlio di Totò Riina potremmo anche comunicarle al Paese. Dobbiamo essere orgogliosi di quello che abbiamo rappresentato e anche fiduciosi perché quello che siamo è utile al futuro dell’Italia.