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Le nuove proposte per gli stadi (idee che ho lanciato ai socialisti in Parlamento)

I concetti di una nuova proposta di legge

Punto fondamentale: tutte le normative introdotte  sull’argomento dai due decreti Pisanu del 200 alla Legge Amato del 2007al decreto Maroni, fino alla legge sugli stadi approvata ad inizio legislatura si basano su due ragioni di fondo: combattere la violenza e agevolare la costruzione di impianti privati nell’ambito di un investimento remunerativo che comprenda anche interventi di tipo commerciale, residenziale e ricreativo tale da consentire alle società sportive di ricavarne un utile e ai comuni di sgrossarsi di spese. Solo in Italia infatti, con l’eccezione dello stadio Olimpico di Roma che è di proprietà del Coni, dello stadio di Reggio Emilia, oggi di proprietà di Mapei, dello Juventus stadium e del Friuli di Udine, che sono di proprietà delle rispettive società sportive, tutti gli altri stadi sono di proprietà dei comuni.

Cosa si è introdotto con le diverse leggi

Riepilogo le novità introdotte dal 2007

 

Si è prevista una speciale legislazione, definita dei reati da                 stadio, speciale come nella lotta alla mafia. Se un signore col               porto d’armi passeggia per strada non compie un reato, se                 entra in uno stadio sì, anche con un coltello, con un corpo                   contundente ecc. Attenzione su questo punto. Questa                          normativa è stata introdotta alla luce dell’omicidio di Raciti                in occasione della partita Catania-Palermo. Ma la violenza si              è verificata fuori dallo stadio. All’interno degli stadi non si è                mai verificato un episodio mortale, dal 1979, omicidio di                      Paparelli durante un Roma-Lazio. Fuori dagli stadi gli                        episodi mortali sono stati molteplici. A Genova, a Milano.

I primi cinque punti hanno accompagnato e appesantito la presenza allo spettacolo sportivo dopo l’introduzione della televisione a pagamento. Il rapporto tra la presenza della televisione in diretta per tutte le gare e la possibilità di scegliere lo stadio si è così resa ancora più aleatoria a vantaggio dello spettacolo televisivo. Dei due modelli sperimentati con successo in Europa (quello inglese, che limita la presenza delle televisioni, e quello tedesco, che abbatte i costi degli accessi agli stadi) in Italia non si è fatta alcuna scelta. Anzi si aperto a un televisione sempre più invasiva senza ritoccare i prezzi dei biglietti. Botte piena e moglie ubriaca….

Ribaltare la repressione: da generale a selettiva

Il modello inglese di sicurezza si basa sulla repressione individuale, quello italiano sulla repressione collettiva. Se in Inghilterra un tifoso getta un sasso in campo viene individuato e subito incarcerato, mai più potrà entrare in uno stadio. In Italia invece si squalificano interi settori dello stadio e si innalzano più alte cancellate per tutti. In Inghilterra, ma ormai anche in Germania e in Spagna, non esistono barriere tra il campo e gli spettatori, in Italia esistono barriere enormi e a volte addirittura vere e proprie gabbie. Tutto il nostro sistema di sicurezza va rivisto. Anzi ribaltato. In Italia, da quando ci sono le nuove norme, gli ultras sono potuti entrare allo stadio senza mai rispettare la numerazione dei posti (a che servono i biglietti numerati e nominativi, allora), le persone normali no, perché hanno rifiutato il sistema burocratico di accesso (per fare un biglietto nominale ci si impiega cinque minuti e bisogna farli in prevendita se no si rischia di entrare a fine primo tempo, un abbonato non può cedere il suo abbonamento ad altri se non dopo complicate e preventive peripezie burocratiche) e hanno preferito il salotto e le televisioni.

La nuova legge per gli stadi per ora ha fatto flop

Nonostante le nuove normative in materia di costruzione di nuovi stadi e palazzi dello sport (in Italia solo calcio e basket sono considerati sport professionistici di gruppo) noi abbiamo solo tre impianti privati,come già scritto. Progetti di nuovi impianti esistono anche a Roma, a Genova, a Firenze, mentre a Bergamo e a Bologna si preferisce presentare progetti per ristrutturare quelli esistenti. C’ è un minino comun denominatore. E cioè tutti i nuovi impianti e i progetti di nuovi impianti, compresa la ristrutturazione di quelli esistenti, hanno una capienza nettamente inferiore ai vecchi. Questa è una singolare eccezione dell’Italia che ha dimezzato la presenza del pubblico negli stadi (da 42mila negli anni ottanta agli attuali 22mila circa) contrariamente a Inghilterra (38mila) e Germania (44mila) che lo hanno aumentato. Anche la Spagna (28mila) ci è davanti e pure il Messico (27mila). Ci stanno raggiungendo la Francia, l’India, la Cina e perfino gli Usa, tutti quasi a 22 mila. Le cause? I prezzi dei biglietti non sono oggi competitivi con quelli televisivi. In Inghilterra ci sono prezzi anche più alti, ma nel momento dello svolgimento delle gare la televisione trasmette solo una partita a pagamento. In Germania ci sono tutte le partite in televisione come in Italia, ma i prezzi dei biglietti sono inferiori. Poi c’è un problema di mancanza di strutture adeguate. Molti stadi italiani sono scoperti, alcuni hanno piste di atletica leggera e la visuale non è paragonabile a quella che si può godere dalle riprese televisive. Manca in Italia, contrariamente alla Germania, un settore tutto destinato alle famiglie. Manca nella curve la sicurezza necessaria (in Italia siamo forti coi deboli e deboli coi forti) per l’assenza degli steward che in curva non vanno perché hanno paura. E poi solo in Italia esistono i biglietti nominativi e le tessere del tifoso (queste ultime limitano le presenze degli ospiti).

 

Una nuova fase

 

Le proposte che potremmo avanzare.