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Il mio amico Delrio…

1 Luglio 2016 672 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Ieri la direzione del Psi ha lanciato un’offensiva sulla politica economica e sulla legge elettorale, ipotizzando anche lo svolgimento del referendum in tempi diversi e anche in differenti modalità. Sul piano economico il Psi suggerisce una nuova politica a favore dei ceti meno abbienti, in particolare con interventi sulle pensioni minime, sulla casa, sul fisco. Personalmente ho anche suggerito di studiare l’ipotesi di una patrimoniale che ci consenta di attenuare il debito e di chiedere ulteriore flessibilità in Europa sul tema degli investimenti pubblici. Un grande piano di 80 miliardi per infrastrutture, ambiente, energia, potrebbe portare la disoccupazione a diversi punti percentuali in meno, soprattutto quella giovanile ancora attestata a quasi il 43 per cento.

Poi c’è la questione della legge elettorale. L’asse con Alfano, Zanetti, Verdini, e anche con la minoranza del Pd, su questa materia è essenziale. Oggi il mio amico Graziano Delrio, in un’intervista al Corriere, chiude ogni possibilità di revisione dell’Italicum. Anche se poi si dichiara disponibile a discutere. Come e su cosa si potrebbe discutere se si parte dalla immodificabilità della legge pare invero misterioso. Ma forse nel linguaggio di Delrio, cosi come nella sua formazione, si nasconde l’ambiguo lessico moroteo, quello che lanciava segnali di apertura anche dietro manifeste dichiarazioni di chiusura. Ciò che francamente risulta incomprensibile è l’esplicita mitizzazione della coerenza anche di fronte al baratro. Come l’orchestrina sul Titanic che voleva completare il suo programma musicale mentre la nave stava affondando.

Si può anche cadere nel burrone perché si deve completare la corsa. Il suicidio in politica è arte rara. Ma non inconsueta. Il centro-destra approvò il Porcellum e perse le elezioni del 2006 che col Mattarellum avrebbe vinto. La legge elettorale non è un dogma. Pensate al proporzionale, conquistato dal movimento operaio con le elezioni del 1919, difeso nel 1953 dalla “provocatoria” legge truffa, poi divenuto fonte di tutti i mali agli inizi degli anni novanta e sostituito prima col Mattarellum, poi col Porcellum e infine con l’Italicum. Delrio sostiene che non bisogna fare leggi ad personam, rispondendo all’obiezione secondo la quale l’Italicum è la più idonea per la vittoria grillina, soprattutto col premio di lista. Il massimo però è fare leggi contra personam suam, coscientemente. Almeno Berlusconi col Porcellum non aveva fatto bene i conti. Oggi i conti li hanno già fatti gli elettori.

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