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Perché non sono diventato anti renziano

Ho descritto spesso quel che di Renzi non mi va. E dopo la sua mancata reazione alla sconfitta elettorale delle comunali e dei sondaggi che danno il no trionfante al referendum confermativo e i Cinque stelle alle prossime elezioni, grazie al doppio turno nazionale che indurrebbe, come alle comunali, l’elettorato di centro destra a preferire i grillini a Renzi, ho criticato, anche duramente, l’atteggiamento del presidente del Consiglio e segretario del Pd. E’ stato il Psi, all’unanimità, a rivolgere al presidente del Consiglio la richiesta di nuovi provvedimenti economici, di uno svolgimento piu tardivo del referendum, di un suo eventuale spacchettamento, della riforma della legge elettorale.

Se sono diventato anti renziano, allora il Psi tutto lo sarebbe diventato. Sono, siamo, passati all’opposizione, abbiamo tutti seppellito la linea sancita al congresso di Salerno? Non mi pare proprio. Tutto quello che sostengo, quel che sosteniamo, va nella direzione di un rafforzamento dell’attuale esecutivo e dell’attuale maggioranza. Anzi, sono nemici del governo, come ho già scritto, tutti coloro che continuano a non accorgersi che la nave rischia di affondare, che ha crepe da suturare rapidamente. Coloro che non smettono di elogiare il nocchiero sicuri dell’approdo vittorioso, infischiandosene della realtà.

Contemporanemante, credo che con l’appello sottoscritto assieme a Giovanni Negri (Bonelli, leader dei Verdi, al telefono, mi ha mostrato il suo interesse) di avere dato conseguenza proprio alla mozione approvata a Salerno. In essa si parla esplicitamente di alleanza, o addirittura di nuovo soggetto, liberalsocialista. Certo, senza dichiarare, almeno per il momento, che questo avvicinamento dovrà necessariamente sfociare in una lista elettorale. Vedremo l’evoluzione del confronto sul mutamento dell’Italicum e se, come il Psi ha fatto depositando già a gennaio una proposta di legge al Senato, il premio passerà dalla lista alla coalizione. Non sono diventato anti renziano, passando coi suoi oppositori interni ed esterni, oltretutto perché non mi è mai piaciuto scendere dal carro degli sconfitti per salire in quello dei vincitori, come è d’uso in Italia e anche nel Pd. Avviso solo che i vecchi vincitori oggi rischiano, magari senza averne piena consapevolezza, di guidare il carro opposto convinti che sia quello solito. Il che non è proprio il massimo dell’intelligenza politica.