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Quella torre di Amatrice

27 Agosto 2016 773 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Sconvolti dall’immane, nuova tragedia che il terremoto ha riservato all’Italia, colpendo ancora la sua zona di centro, questa volta tra la provincia di Rieti e di Ascoli Piceno, sono rimasto colpito da una foto diffusa via Internet ove si nota una vecchia torre plurisecolare ancora in piedi e il paese di Amatrice quasi raso al suolo. Che case sono state costruite e con quali materiali, perché sono state concesse abitabilità in una zona a cosi alto rischio sismico? Sono domande che spesso rivolgiamo invano a noi stessi. Ma sono domande che non rinviano a responsabilità di sindaci e assessori ormai senza soldi. E senza poteri.

Il tema è nazionale. Anche di fronte ai 120 morti finora accertati, che rischiano di aumentare alla luce dei molti dispersi e delle decine di feriti gravi, siamo costretti a rilanciare una domanda lasciata più volte cadere. Lo dobbiamo fare oggi, nel giorno del dolore, del lutto, della distruzione, e anche dello spontaneo, eroico slancio di soccorso di centinaia di volontari che continuano a scavare con le mani, i soliti angeli del terremoto, e che non si rassegnano alla speranza di rintracciare segnali di vita, tra le macerie e il fumo. Piangere serve a poco.

Perché continuiamo a rinviare l’approntamento di un piano nazionale di messa in sicurezza del nostro territorio e delle nostre abitazioni, che certo non eliminerà il rischio dei danni di un sommovimento tellurico, ma che potrebbe attenuarne di molto i risultati disastrosi e anche i suoi effetti ferali? Occorrono soldi, molti soldi. Passare con lo sguardo, in un giorno, da Ventotene ad Amatrice, ad Accumoli, a Pescara del tronto, fa venire i brividi. Da un lato le solite parole al vento di un mare tranquillo, dall’altro il disastro di case crollate e di vite umane distrutte. Penso che sia giunto il momento di passare dalle parole ai fatti. Di redigere un piano nazionale che dai fiumi e dai monti, fino alle case, provveda a una verifica della situazione esistente e proceda a opere di difesa del suolo, di riparo, di sostegno e di recupero edilizio. Una torre ultrasecolare che resta in piedi è un ammonimento alla cultura urbanistica dei secoli seguenti. E un dito puntato contro di noi che continuiamo a piangere senza provvedere

Ci sono decisioni urgenti da prendere. Le migliaia di sfollati meritano subito un tetto. Basta con le tendopoli. Adesso queste ultime possono assumere anche carattere discriminatorio, cogli immigrati che vengono invece collocati negli alberghi. Queste povere persone che hanno perso la loro casa e in qualche caso anche gli affetti piu cari devono essere aiutate, consolate, collocate nel modo più idoneo. Hanno fatto bene il vice ministro Nencini e il deputato reatino Pastorelli a proiettarsi subito in quei paesi martoriati dal sisma. Assumano un duplice impegno. Di garantire una degna sistemazione della popolazione colpita, di operare subito perché il governo si muova per prevenire. I socialisti non possono dimenticare d’esser stati i primi a imporre all’Italia la riforma urbanistica e il ministero dell’ambiente. Il loro socialismo liberale si configura sempre più anche come ecosocialismo. E oggi su questo, forse ancor più che sulle autostrade e ferrovie, si gioca il futuro del nostro sviluppo e della nostra occupazione

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