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Raggi all’Appendino

Certo amministrare Roma non è la stessa cosa che farlo a Torino. Mettiamoci lo sfascio degli ultimi anni, con tanto di Mafia capitale, gli scandali di assessori e funzionari nel giro di tangenti calcolate un tanto ogni immigrato da sistemare, rifiuti senza sbocco se non in discariche abusive o sospettate, sindaci che non sapevano, non vedevano e si dichiaravano innocenti, debiti a non finire in municipio, nelle due principali aziende municipali, quella dei trasporti e quella dei rifiuti. E in più il Vaticano come vicino di casa che ti giudica. Sempre con un occhio particolare. Torino è stata una città con un infinità di problemi in meno. Più semplice anche da decifrare, col potere politico tradizionalmente gestito dalla sinistra e quello economico in mano alla Fiat. E col povero Fassino che certo non l’ha malgovernata.

Però anche i due sindaci, o sindache, appena eletti, pare abbiano ben poco in comune. La Raggi, avvocato apprendista, giovane dai modi gentili, smilza, capelli fluttuanti, dolce nei modi, è un monumento all’inesperienza. Un misto di ingenuità e di accondiscendenza. L’Appendino, già consigliera comunale e con un passato da dirigente d’azienda, è apparsa subito più solida, aggressiva, decisionista. La prima si è dovuta chinare alla logica dei gruppi di potere del Movimento Cinque stelle ed è stata l’ultima a formare la giunta. Dopo due mesi è incorsa in una serie inimmaginabile di corbellerie. Ha assunto un capo di gabinetto, accettando il consiglio di un candidato assessore, che poi ha dovuto, dopo un pronunciamento dell’autority anticorruzione, far dimettere, perdendo contemporaneamente l’assessore al bilancio. Ha sostituito quest’ultimo con un magistrato indagato che poi ha dovuto allontanare prima della nomina ufficiale. Su richiesta del direttorio ha dovuto trasferire anche il suo vice capo di gabinetto perché a lei troppo fedele. Ha nominato assessore all’ambiente una consulente dell’azienda rifiuti ben pagata e iscritta nel registro degli indagati. Si dimena tra un Di Maio che si scusa, un Di Battista che ce l’ha cogli altri e un Grillo sparlante.

Se la prende coi fotografi e coi giornalisti senza capire che gli uomini pubblici (ma anche le donne) hanno il destino di essere inseguiti anche sotto casa. Non amministra e dà la sensazione di non esserne all’altezza. Il movimento Cinque stelle, a causa sua e del famoso direttorio, ha perso nei sondaggi tre, quattro punti. Che fare? La Casaleggio srl, dopo un’indagine di mercato, ha deciso di affiancarla anche fisicamente alla più convincente Appendino. E quest’ultima ha preso il treno ed è piombata sul Campidoglio. Come dire. Noi non siamo solo quelli della Raggi, ma anche quelli dell’Appendino. Solo che quest’ultima è sindaca di Torino e non di Roma. Chissà che il fantasmagorico Grillo, con la Casaleggio srl, Dima e Dibba, non pensi per l’Appendino al doppio incarico. Uno in luce e l’altro meno: sindaca di Torino e sindaca ombra di Roma. Coi Raggi che ci sono non sarebbe neanche male…