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Il Grande nonno

Giorgio Napolitano, a mio giudizio ottimo presidente della Repubblica, si è oggi trasformato in una sorta di tutore del presidente del Consiglio Matteo Renzi. Lo tiene a freno, lo consiglia, lo rassicura, lo orienta. Certo che accettare, dal teorico della rottamazione, l’esistenza di un super visore di oltre novant’anni non risulta di ineccepibile coerenza. Eppure Renzi ha esplicitamente sostenuto che per un presidente giovane come lui, di soli 41 anni, essere ben consigliato da un uomo di grande esperienza come Napolitano rappresenta un onore.

L’esperienza ritorna dunque a diventare una virtù, dopo lo scellerato tempo del culto del nuovo? Riconoscerlo sarebbe già positivo. Così Napolitano si è ad un tempo ricavato il ruolo di presidente onorario del renzismo e di suo critico. Ben sapendo che le critiche andranno a segno. Così se da un lato sir Giorgio ha dichiarato che con la riforma costituzionale il parlamento acquisirebbe dignità (e l’affermazione risulta alquanto contestabile per la sua conseguenza al passato), dall’altro ha affondato la sua benevola lama contro la personalizzazione del referendum, anche se a me pare molto difficile riuscire a spersonalizzarlo, e contro quella parte dell’Italicum che potrebbe favorire la sciagurata vittoria del Cinque stelle.

Per questo, anche per questo, Renzi ha aperto ad una sostanziosa modifica della legge elettorale. Resta l’incaglio del ballottaggio. Napolitano lo vorrebbe evitare per evitare rischi. Renzi pare su questo voler tenere duro. Chi la vincerà? Si potrebbe abbassare, col premio alle coalizioni, la soglia del primo turno, evitando così il ballottaggio, al 35%. Ma Renzi vuole il vincitore comunque. Anche se nessuno vince. Se nessuna coalizione dovesse superare il 35% sarebbe ingiusto decretare un vincitore. Poi, che le coalizioni dopo il voto siano una sciagura, dovrebbe chiederlo ai tedeschi. Che la Germania abbia risentito in termini negativi della grosse coalition è tutto da dimostrare.

Sir Giorgio, grande protettore dai rischi del populismo, annota, riflette, trasmette le sue idee e i suoi correttivi. In fondo è stato lui a intendere questa legislatura come costituente, formando quel comitato dei saggi prima dell’accordo per il governo delle larghe intese. Oggi che Renzi sta portando avanti la riforma, sa benissimo che un eventuale fallimento sarebbe anche il suo. Così si comporta, parafrasando quella denominazione che qualcuno volle individuare per il terrorismo, come un grande vecchio. O, se si preferisce, come un grande nonno. Il nipotino ha bisogno di grande riguardo e attenzione.