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Non personalizzare?

Renzi sta recitando il suo mea culpa. Come in un mantra il presidente del Consiglio continua a ripetere: “Ho sbagliato a personalizzare il referendum. Si vota solo per una riforma costituzionale”. Vero, ma con tutta l’enfasi data a questa riforma è evidente che il suo primo fautore non può mettersi a lato e togliersi di mezzo. Per di più dopo essersi messo cosi tanto in mezzo. D’altronde anche Craxi disse che se il referendum sulla scala mobile avesse segnato la vittoria dei suoi proponenti si sarebbe dimesso un minuto dopo. Quando c’è di mezzo il governo in un referendum è difficile che il governo tolga il disturbo.

In un referendum costituzionale si vota una legge approvata dal parlamento per due volte. Il governo potrebbe anche sostenere che non c’entra. Eppure la legge e stata sì votata dal parlamento ma è targata Renzi, ovvero ministro (o ministra?) Boschi. Però questo non era l’intendimento iniziale del presidente del Consiglio e segretario del Pd. Renzi tentò col patto del Nazareno di allargare la sua maggioranza a un nuovo interlocutore dopo aver trovato la porta chiusa nella trincea grillina, Berlusconi appunto. Solo che l’elezione del presidente della Repubblica ha mandato in frantumi quel patto, con la candidatura secca di Mattarella, mentre quella di Amato lo avrebbe invece consolidato

Renzi ha compiuto l’errore di bocciare Giuliano Amato, forse per i suoi peccati di socialista, che già gli erano costati la sua mancata elezione nel 2006. Resta il fatto che a quel punto che doveva fare Renzi? Tornare indietro e gettare a mare la riforma attribuendo al distacco di Berlusconi un carattere deflagrante? Che razza di uomo politico e di governo avrebbe dimostrato di essere? E’ da allora che la riforma costituzionale, non avendo ottenuto i due terzi dei voti alla Camera e al Senato ed essendo, secondo l’articolo 138 della Costituzione, sottoposto, alle condizioni conosciute, a referendum, diventa affare di governo. Cosi Renzi che del governo è il capo è giusto che ci metta la faccia. Altro che spersonalizzazione e secretazione della sua scelta se vincerà il no. Mi sembra, questa, una pantomima invero poco seria. E’ evidente che se vince il sì si tratterà soprattutto di vittoria di Renzi e se vince il no la paternità sarà ben più incerta, perché da troppi rivendicata. Anche se penso che i più forti, i grillini, ne sarebbero i più credibili pretendenti