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L’offerta di Renzi

Renzi ha proposto una commissione per cambiare l’Italicum. C’è un proverbio che dice: “Se Dio non avesse voluto creare il mondo avrebbe dato l’incarico a una commissione”. Renzi però ha precisato d’essere disponibile a rivedere l’Italicum sia sul premio di lista, sia sulle preferenze, sia sul ballottaggio. E’ la prima volta che il segretario-presidente si dice disposto a queste tre modifiche, anche a quella del ballottaggio. Finora il ballottaggio era tabù e la sera delle elezioni attraverso questo magico strumento, che per l’elezione del parlamento non esiste in nessuna legge elettorale del mondo, riuscire a individuare il vincitore.

Sarà che qualcuno gli avrà fatto capire che col ballottaggio i Cinque stelle partono favoriti, sarà che alla minoranza interna Renzi vuol concedere davvero qualcosa, sarà che il ballottaggio col premio di maggioranza è obiettivamente la sostanza che forma quel combinato disposto di cui si parla, ma la proposta di Renzi è certo nuova e interessante. La minoranza del Pd non ci crede. Vede in questa proposta, sulla quale esprime un distaccato interesse, solo un malcelato tentativo di rinviare a dopo il referendum quel che si potrebbe e dovrebbe fare prima. Ma se la commissione elaborasse una sua proposta di legge da condividere e correggere cogli altri partiti di maggioranza, il gioco sarebbe fatto anche a seguito di una probabile indisponibilità dei partiti d’opposizione. Altrimenti, come giustamente suggerisce Nencini, siano gli alleati di governo a preparare una proposta da sottoporre al Pd. E il tragitto mi pare anche più semplice.

Resta il fatto che l’operazione è complicata non perché gli altri partiti di maggioranza la complicherebbero, in fondo questi ultimi sono uniti su due correzioni, il premio alla coalizione e l’eliminazione del ballottaggio, ma perché ancora una volta dentro il Pd si agitano troppe proposte, dal Bersanellum, al modello greco, al Provincellum e al cerchio magico dei sostenitori dell’Italicum così com’è. Basterebbe che su un unico testo di correzioni si trovasse l’attuale maggioranza di govenro e che fosse reso pubblico prima della scadenza referendaria. E il 4 dicembre si potrebbe sottrarre l’argomento più significativo e convincente ai fautori del no. Ma le cose semplici in politica diventano quasi sempre un po’ troppo difficili.