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Uno che vota sì e uno che vota no

Uno che vota sì non può dire che Salvini vota no, uno che vota no può dire che Verdini vota sì. Uno che vota sì non può dire che chi vota no favorisce Grillo, uno che vota no può dire che chi vota sì favorisce Renzi. Uno che vota sì non può dire che col no si rafforza la componente ex comunista del Pd, uno che vota no può dire che uno che vota sì attenta alla democrazia. Un socialista che vota sì non può dire che il Psi ha deciso di votare sì, un socialista che vota no può addirittura sconfessare un socialista che vota sì. Chiedo parità di scelta e di argomentazione. Nel rispetto di tutte le opinioni e le opzioni di voto.

Uno che vota sì lo fa per la poltrona, se è socialista è un venduto, uno che vota no lo fa per difendere le sue idee, e se é socialista per l’autonomia del suo partito. Uno che vota sì mette le mani sulla Costituzione repubblicana cambiata qualche volta con la testa e qualche volta con le mani, almeno quaranta, uno che vota no difende Nenni, Pertini, Lombardi che sicuramente avrebbero votato come loro perché sono in contatto mediatico coi defunti. Uno che vota sì ha letto male la riforma, non considera il combinato disposto, un intreccio dalle malefiche conseguenze, uno che vota no pensa che l’impegno a cambiare la legge elettorale sia una truffa e che Cuperlo ci sia caduto dentro, al combinato disposto, facendosi male.

Uno che vota sì vuole un Senato non più eletto, anche se un articolo della riforma costituzionale dice il contrario, vuole l’immunità parlamentare dei consiglieri regionali che diventano senatori, senza considerare che l’immunità parlamentare non esiste praticamente più neanche per i deputati, vuole togliere poteri alle regioni, vuole la clausola di supremazia dello stato, insomma deforma la magnifica riforma dell’Ulivo approvata al referendum del 2001 che nessun guasto ha prodotto, nessun ricorso, nessun mercato sulle materie concorrenti, magnifico ed esemplare ritrovato di partecipazione. Quelli che votano no, dice Bersani, sanno che “il dentifricio non rientra nel tubetto” che “il tacchino è sul tetto” che “la mucca nel corridoio bussa alla porta”. Insomma difende la vera democrazia. Come Grillo che ottiene il gradimento di Trump assieme a Salvini, in nome della più alta espressione di democrazia.

Uno che vota sì è insomma moralmente peggio di uno che vota no. Più subdolo, più elitario, meno popolare, come in questo momento sono tutti i sì in un mondo che sa dire solo no. No ai governi, alla politica, al politicamente corretto, agli establishment e che vuole cambiare tutto anche in Italia, tutto tranne la Costituzione repubblicana, che anche per i riformisti di ieri pare divenuta un tabù. Ma tanto, pensa uno che vota no, poi ci penseremo noi a riformarla bene. Peccato che ognuno di quelli che votano no la vorrebbe riformare diversamente e tutti sono convinti di dire no ancora ai futuri sì. Io sono uno che vota sì convinto solo di una cosa: che il sì sia meglio del no per il merito della riforma, certo migliore della situazione attuale, e per le conseguenze che determina. Sbaglio? Può darsi. Ma possono sbagliarsi e pentirsi anche coloro che pensano di non sbagliare mai e dicono sempre no.

Mauro Del Bue
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