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Personalizzare o spersonalizzare

Dopo aver detto che si sarebbe dimesso e con lui, come ovviamente confermato dalla ministra Boschi, il suo governo (l’intervistatore non sapeva dell’automatismo), e dopo avere anche aggiunto che si sarebbe ritirato dalla vita politica, Renzi é stato indotto a cambiare posizione. Anche piuttosto radicalmente. A Viareggio a tarda estate ha dichiarato che la legislatura terminerà nel 2018, senza però specificare se terminerà col suo governo. Poi più volte intervistato sull’argomento ha preferito glissare accettando, anzi facendo sua, la critica della personalizzazione che gli era stata rivolta. Fino a lasciare tutti nella più assoluta incertezza, con la citazione di Lucio Battisti a proposito dell’ennesima domanda, e cioè “Lo sapremo solo vivendo”.

Il suo ministro Delrio è stato invece più loquace e ha precisato che se vincesse il no Renzi si recherà da Mattarella per le dimissioni. Ora io penso che il presidente del Consiglio debba essere molto chiaro su questo punto e credo che la chiarezza gioverebbe alla giusta causa del sì. Bisogna distinguere tra personalizzazione e conseguenza politica. Se Renzi non vuole personalizzare il referendum lasci la parola ad altri, utilizzi gli esponenti della sua maggioranza che sanno di cosa parlare per convincere gli elettori. Fuoriesca in questi decisivi ultimi dieci-dodici giorni dal presenzialismo continuo, dalla spinta a esporsi da solo contro tutti, anche perché l’accozzaglia è molto più consistente della sua autosufficienza.

Ma la conseguenza politica del voto referendario è implicita. Se vinceranno i sì si rafforzerà la stabilità e la governabilità, se vinceranno i no si configurerà una prospettiva incerta e visto che al Pd di Renzi non c’è alternativa in questo Parlamento o si formerà un esecutivo con la stessa maggioranza ma senza l’attuale presidente del Consiglio, che resterà segretario del suo partito in una posizione di assai complicata convivenza, o si formerà una maggioranza di scopo e fatta la legge elettorale si andrà al voto. Questo è evidente e questo Renzi deve dire con chiarezza agli italiani. I mercati reagiranno certo in modo non positivo ma questo sarà determinato dalla prevalenza del no e non dalla reazione politica del presidente del Consiglio. Quando chiesero a Bettino Craxi se si sarebbe dimesso in caso di esito sfavorevole al referendum sulla scala mobile egli disse “Un minuto dopo”. A Renzi ne concediamo anche due…