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La netta vittoria del no

I primi exit pol sono troppo netti, con un ventaglio a vantaggio del no talmente alto che non lascia speranze ai sostenitori della riforma. Prendiamo atto che il popolo italiano ha votato compatto, e credo che alla fine il dato si avvicinerà addirittura al 70 per cento. I primi dati danno una differenza tra no e si di 10-14 punti. Le prime proiezioni allargano ulteriormente il ventaglio. Una enormità, anche maggiore di quanto non sostenessero i sondaggi degli ultimi giorni. Evidentemente il maggior afflusso di votanti ha favorito il no. I partiti del no potevano contare infatti su un elettorato di circa il 65 per cento contro un 35 per cento dei partiti del sì.

Ma anche quel 35 per cento é segnato dalla divisione all’interno del Pd. Non c’è stato uno spostamento massiccio di voti degli elettori dei partiti del no sul sì e questo è segnalato dalla spinta al voto degli italiani. Gli elettori, inutile girarci attorno, hanno votato contro il governo visto che la partita era il governo. Risulta perfino naturale che l’espressione di voto degli elettori grillini, di sinistra e di centro-destra, che sono collocati all’opposizione, abbia confermato la loro vocazione antigovernativa.

Renzi non può che prenderne atto e dimettersi, rinunciando al probabile invito del presidente della Repubblica a presentarsi alle Camere. Si discuterà dei suoi errori, della eccessiva personalizzazione (che non significa non annunciare le proprie dimissioni in caso di sconfitta), ma di condurre la battaglia esponendosi in esclusiva o quasi. Si discuterà dell’elezione di Mattarella e non di Giuliano Amato, che ha prodotto la fine del patto del Nazareno. Si discuterà della inopportunità di varare una legge elettorale che poi si è deciso, opportunamente, di modificare. Si discuterà di questo e di altro.

Resta il fatto che il voto produce una situazione di instabilità e probabilmente avvicinerà le elezioni politiche. Ci saranno fibrillazioni nelle borse che poi, speriamo, si modereranno ed equilibreranno. Per quel che possiamo fare noi, poco, direi che dovremo appoggiare un governo democratico che possa contare sull’appoggio non solo delle attuali forze di governo. Dovremo appoggiare la riforma dell’Italicum che elimini il ballottaggio, che trasformi il premio di lista in premio di coalizione. E’ evidente che in questa nuova situazione e con gli ultimi sondaggi che danno i Cinque stelle al 30 per cento e un tripolarismo più o meno paritario, dovremo puntare a un sistema elettorale che esalti la proporzionalità e non la vocazione maggioritaria. Tra l’altro si tratta di quello che personalmente ho sempre sostenuto. Certo prima ancora del centro-destra che l’Italicum ha votato e prima del Pd. Ma che importa?