Dopo una sentenza
Non mi arrovello a cercare il senso di una sentenza che rifiuta la sospensiva della prima attorno agli effetti del congresso di Salerno. Ne prendo atto, amaramente. Credo che nessuno possa cantare vittoria se ricorre dall’interno di un partito ai tribunali. Non credo che soprattutto la comunità socialista abbia mai sentito il bisogno di affidare ai responsi delle aule di giustizia quel che é dovere della politica. E’ vero che la sentenza che riguarda le richieste dei ricorrenti é opposta, nelle sue motivazioni, a quella precedente. La prima era attinente un certo numero di tessere che non trovavano giustificazione negli atti del partito, la seconda travalica la precedente motivazione e si arrampica sugli specchi della ripartizione dei delegati che avrebbe dovuto essere compito, secondo il giudice, del Consiglio nazionale, mentre invece, come é stato correttamente sottolineato, è compito della commissione di garanzia. Quasi impossibile da credere che per causa della mancata ripartizione regionale dei delegati da parte del Consiglio si sia confermata una sentenza di annullamento di un congresso.
Quisquiglie da azzeccagarbugli. Stiamo parlando di un ricorso rifiutato a una sospensiva. Il giudizio di merito avrà i suoi tempi. Chissà quando se ne riparlerà. Prendiamo dunque atto che dobbiamo ripartire dagli organi eletti a Venezia, con un segretario che è in carica e un Consiglio nazionale nel quale sarà difficile motivare la permanenza di coloro che hanno aderito a un altro partito o che non hanno rinnovato la loro iscrizione. Possiamo tornare indietro di oltre tre anni dal punto di vista organizzativo, ma non possiamo fermare la politica a tre anni fa. Lasciamo anche perdere il danno di immagine e di credibilità che questa vicenda provoca e concentriamoci su quel che dobbiamo fare. La prima cosa da fare é completare il nostro tesseramento, senza una minima sbavatura e aprendo cosi una veloce fase congressuale. L’alternativa è quella di far funzionare gli organi eletti col congresso di Venezia e convocare il congresso dopo le elezioni, se mai dovessero essere anticipate.
Certo le elezioni anticipate possono intralciare il nostro percorso. Ma se scegliamo la strada del congresso subito un organo, il Consiglio nazionale, quello eletto a Venezia, lo potrebbe convocare già a gennaio e questo ci permetterebbe un suo regolare svolgimento entro la fine di febbraio. Ovviamente la platea congressuale dovrà essere approvata dalla commissione di garanzia composta dai rappresentanti delle diverse mozioni, se saranno più di una. Queste ultime andranno presentate in Consiglio nazionale con le norme previste e secondo le procedure approvate, senza modifica alcuna. Dispiace che mentre tutti noi potremmo essere impegnati in uno sforzo congiunto per ridare slancio alla nostra comunità, per aprirle nuovi spazi politici, per tentare di organizzare una lista e di concorrere ad una alleanza, saremo costretti a fare macchina indietro di tre anni. A contarci, forse scontrarci, in un nuovo congresso dove non è escluso prevalgano vecchie inimicizie e rancori. Ma questo è.
Francamente non mi é chiaro se i dissidenti che sono ricorsi alle aule di un tribunale intendano partecipare a un nuovo congresso, se coloro che non l’hanno fatto intendano iscriversi per questo al partito, se vorranno presentare una mozione e su quale proposta politica, se vorranno lanciare su questo una loro candidatura alla segreteria. Francamente me lo auguro, perché semplicemente contestare, ricorrere, distruggere, non mi pare porti qualche beneficio a un partito nel quale si vuole militare. Ognuno di noi sta tentando di dare il proprio contributo perché una storia e un’identità non vengano cancellate. Il rischio oggi è molto alto. Con l’Avanti io mi sto impegnando, credo senza alcuna chiusura e senza spirito di parte e profondendo tutte le mie energie, per tenere accesa una fiamma. Spegnerla é molto semplice. Ma attenzione, perché poi la responsabilità, cioè la colpa, resta. E il buio é molto triste per tutti.
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