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E la Corte parlò, eccome

Tutti appesi al filo della Consulta che in materia di leggi elettorali era già intervenuta rendendo incostituzionale il precedente Porcellum, a causa di un premio senza soglia e di liste bloccate. Il Parlamento aveva approvato una legge solo riferita all’elezione della Camera dei deputati, essendo quella del Senato prevista in Costituzione “su base regionale” e sottoposta al vincolo referendario della riforma. Siccome è prevalso il no al referendum oggi ci troviamo con una legge elettorale, l’Italicum, sostanzialmente riformulata dalla sentenza della Corte che si potrebbe applicare per la Camera dei deputati e con un’altra legge, chiamata Consultellum, che può essere immediatamente applicata per il Senato.

Ma vediamo le modifiche introdotte oggi dalla Corte. Esse sono sostanzialmente due. La prima è clamorosa e riguarda l’eliminazione del ballottaggio, lo strumento indispensabile, secondo la filosofia dei suoi propugnatori, per stabilire l’esistenza del vincitore. L’Avanti ha vinto. E’ stato il giornale che questa filosofia ha vivacemente combattuto e che ha sostenuto l’illogicità di questo meccanismo, oggi divenuto incostituzionale. Noi avevamo precisato che il ballottaggio nazionale di lista non esisteva in nessuna legge elettorale del mondo, che il secondo turno o è di collegio,come in Francia, o è riservato alle persone, come avviene nelle elezioni presidenziali o dei sindaci. Inoltre avevamo introdotto l’illogicità e anche la sproporzione, dunque la mancanza di un rapporto equilibrato, tra il risultato delle due liste conseguito al primo turno e il risultato al secondo, col premio di maggioranza ottenuto da chi vince. Possiamo dichiarare la nostra soddisfazione?

Il secondo cambiamento riguarda il modo di scegliere i collegi da parte dei capilista multipli. Nessuna obiezione da parte della Corte alla possibilità di più candidature, ma il metodo introdotto è il sorteggio e non la decisione soggettiva dei singoli. Restano due opzioni al Parlamento. O prendere atto che una legge esiste, anzi ne esistono due, peraltro non dissimili (quella al Senato dovrebbe essere definita in taluni dettagli) e della “immediata applicabilità” della stessa, come scrive la Corte in una nota, o cercare un punto di convergenza su una legge differente, da applicarsi a Camera e Senato, pur con le specificità dell’elezione dei senatori previste dalla Costituzione. La Corte ha salvato invece il premio di maggioranza alla lista con soglia del 40 per cento. Difficile per una lista raggiungere tale soglia. Anche per questo, oltre che per il rispetto che si deve alle singole identità politiche, il Psi aveva da tempo sottoposto al Parlamento, con una sua proposta di legge, l’opportunità di tornare alle coalizioni. Resta valida la iniziativa lanciata dal Pd per il ritorno del Mattarellum, magari con una soglia di sbarramento più bassa per le liste collegate sulla quota proporzionale? Oggi in molti si sgolano con il desueto e sconclusionato coro: “Al voto, al voto”. Noi dovremmo aggiungere solo due parole: a scadenza naturale. E aggiungere una altra frase, che pare ormai non più di moda: la Consulta decida sulla costituzionalità delle leggi, ma le leggi le faccia il Parlamento.