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D’Alema libero

4 Febbraio 2017 1.018 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Il lider Massimo ormai ha varcato il Rubicone. Accade nella storia che un personaggio salga o ritorni in auge per merito o colpa di un altro. Chi si sarebbe mai ricordato di Davide se non fosse esistito Golia? Chi di Patroclo senza Achille, chi di Menelao senza sua moglie fedigrafa? Cosi oggi è grazie a Renzi che D’Alema conosce una sua seconda giovinezza. E se il primo ha sfoderato lo spadone per ammazzare il secondo, adesso è quell’altro, a cui non manca un’alta dose di accidia, a rispondergli per le rime, approfittando della sconfitta referendaria e delle dimissioni del giovin signor fiorentino. D’altronde a rottamazione si risponde con egual carica esplosiva.

Il progetto di D’Alema é ormai chiaro. Se Renzi decide di mettere sotto il governo Gentiloni, anche col consenso di quest’ultimo, e chiede subito le elezioni, allora ognuno, dice Massimo, deve sentirsi libero. Libero da vincoli di partito e pronto a fondarne un altro e a presentare una lista alle elezioni, dunque. Conoscendo la vocazione suicida della sinistra italiana credo non sarà nemmeno semplice mettere insieme i dalemiani coi vendoliani e i fassiniani coi civatiani, sempre tenendo fuori i neo o tardo comunisti. Eppure una lista unita a sinistra del Pd di Renzi, che nascesse o si potenziasse grazie a una divisione del Pd, potrebbe, secondo i sondaggi, superare il dieci per cento.

Attenzione però. Con questa legge elettorale, chiamiamola proporzionale di lista, il Pd renziano scivolerebbe al 22 per cento, molto lontano anche dalla possibilità di costruire un governo di coalizione con Berlusconi. D’Alema, che é un professionista della politica, questo lo sa e proprio a questo punta. A far fallire qualsiasi ritorno in campo di Renzi e del renzismo in solitario o in coalizione. Si annuncia un possibile delitto perfetto. Adesso la pistola carica in mano ce l’ha lui, baffino. Se naturalmente lo seguissero i suoi amici e compagni anti renziani del Pd, a cominciare da Bersani e Speranza che per ora smentiscono.

Ma soprattutto se Renzi non capirà che l’unica salvezza possibile per lui e il suo progetto sono le coalizioni. Basta reintrodurle alla Camera perché al Senato ci sono ancora. Con le coalizioni la scissione del Pd diventa più complicata e meno giustificato il voto a una lista più a sinistra. La logica delle coalizioni ci riporta al tripolarismo, quella delle liste al pluralismo. In questo secondo caso anche la divisione del centro destra può essere più giustificata. Una lista D’Alema e sinistri vari dovrebbe scegliere, invece, con l’esistenza delle coalizioni, se collocarsi nel centro-sinistra, ma allora non sarà giustificata politicamente la scissione, oppure fuori da esso, e allora si potrebbe presentare la logica del voto utile che già penalizzò Bertinotti. Renzi lo capirà? Ne dubito.

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