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La scissione

Ormai il dado é tratto. Il Rubicone pare varcato. Se tornano indietro ai dissidenti non resta che giocare a dadi. Nel mezzo della rottura non poteva mancare uno squarcio da commedia degli equivoci. Il fuorionda di Graziano Delrio che dichiara che i renziani (uso un eufemismo) non sono molto intelligenti. Non credo si riferisse a lui stesso, un renziano ritenuto da tutti doc. L’acqua passa inesorabile sotto i ponti e come diceva una vecchia massima cinese nessuno può fare il bagno nello stesso mare. Tuttavia raramente un partito politico é stato così dilaniato, lacerato, contestato. A tal punto che in diversi momenti maggioranza e opposizione parlamentare parevano convivere sotto lo stesso tetto.

Con l’intervista al Corriere di oggi Renzi dichiara che tra il congresso e la mediazione preferisce il congresso. E così i suoi oppositori hanno finalmente la strada aperta per la separazione, guidati da quel D’Alema che l’ha così attentamente preparata. In pochi come il Lider Massimo sanno sviluppare un’azione politica conseguente. Il suo obiettivo era colpire Renzi e fondare un altro partito. Ha capeggiato l’opposizione alla riforma costituzionale, si é gettato coraggiosamente nella mischia referendaria coi comitati del no, adesso ha indicato la via che i vari Bersani, Speranza, Emiliano e Rossi sono obbligati e seguire.

Resta una domanda sul dopo. Facile intuire che l’assemblea di sabato sarà all’insegna del dolore per la “necessaria dipartita” e poi non é chiaro se parteciperanno all’Assemblea nazionale per poi lasciarla con quel rituale abbandono che accompagna tutte le scissioni. E poi? Fonderanno un nuovo partito più a sinistra del Pd, si unificheranno con Sinistra italiana, tenteranno di agganciarsi a Pisapia? E se la legge elettorale prevederà il premio non più alla lista, ma alle coalizioni, dove si collocheranno? Tento di dare qualche risposta.

Se gli scissionisti fonderanno un nuovo partito in solitario penso che correrebbero il rischio di frammentare ulteriormente lo scenario politico italiano, col rischio di andare incontro a delusioni elettorali. Abbiamo a che fare con professionisti e dunque credo che il loro proposito non sia questo. Si porranno dunque alla ricerca di un nuovo rapporto con gli ex Sel e oggi Sinistra italiana ove sono confluiti i loro predecessori (Fassina, D’Attorre, non si capisce dove sia andato a finire Civati). Nel contempo, però, insistono a pronunciare il nome di Pisapia che con costoro ha rotto e che si prefigge (o prefiggeva?) di spostare una parte di ex Sel in un campo cosiddetto progressista alleato al Pd.

Come si può conciliare un’operazione che tende a far transitare oppositori di sinistra nel centro-sinistra con un’operazione per portare un pezzo del centro-sinistra a sinistra? Questo duplice e contrastante percorso si potrebbe incrociare nell’ambito di una coalizione (se la legge lo consentirà) dove all’attuale alleanza (Pd più Ncd più altri) si contrapponga la proposta di una nuova alleanza tra Pd e il nuovo partito Pisapia-D’Alema-Vendola. Vedo due obiettive difficoltà. La prima ë quella di convincere, dopo cinque anni di dura opposizione a Renzi, gli ex Sel e oggi Sinistra italiana a convergere, come avvenne nel 2013, in una coalizione ancora guidata o quanto meno egemonizzata dal Pd renziano. La seconda é ancora più pungente. E riguarda la possibilità che dopo una scissione, che produce sempre forti intossicazioni politiche e personali, gli scissionisti possano d’incanto ritrovare armonia con i vecchi compagni abbandonati. Non è mai accaduto. Chissà, forse in questo nuovo mondo, che non accada. E chissà che quel diavolo d’un D’Alema non abbia considerato il fatto che l’intero equilibrio si possa trovare solo con l’eliminazione (politica) di Renzi….