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Piro vive

Un colpo questa mattina. Un colpo al cuore la notizia della morte di Franco Piro, un amico, un compagno, un personaggio unico e irripetibile della storia del Psi. Piro, nativo di Cosenza, era stato in gioventù uno degli animatori del movimento studentesco dell’Università di Bologna e un dirigente di Potere Operaio. Poi l’adesione al Psi, militando nella corrente lombardiana. Professore di economia politica all’Università felsinea, divenne in breve tempo uno dei massimi dirigenti del Psi bolognese e regionale e nel 1983 fu eletto per la prima volta alla Camera dei deputati. Dal 1976 aveva aderito alla politica del nuovo corso e nel 1980 aveva seguito Gianni De Michelis del quale era amico.

A Bologna fondò l’Istituto Morandi e collaborò con la collana editrice Marsilio (grazie a lui venne pubblicata la mia tesi di laurea sulla storia del Psi a Reggio Emilia, ma anche altri e diversi libri sulla storia socialista). Tra il 1987 e il 1992 fu presidente della Commissione finanze della Camera e suggeritore e promotore di diverse leggi, nonché propugnatore di una azione di moralizzazione ben prima dell’esplosione di Tangentopoli. Voglio ringraziare Franco per averci regalato la sua creatività, la sua freschezza, la sua cultura. E anche quell’essere sempre giovane e spregiudicato, segnando un filo di continuità caratteriale con la sua esperienza studentesca.

Di Franco mi restano intatti tantissimi ricordi. Come quell’ironizzare sul suo handicap in occasione di una campagna elettorale con lo slogan “Piro corre. Miracolo. Aiutiamolo ad arrivare”. Geniale. O la sua inaspettata elezione alla Camera nel 1983, quando nessuno lo dava vincente. O la sua inclusione nella lista del 1992 e la sua venuta a Reggio Emilia in campagna elettorale quando era candidato nell’altro collegio. Siamo rimasti sempre in contatto, anche negli ultimi mesi quando inviava i suoi pezzi per l’Avanti. E’ impossibile dimenticare una forte e originale personalità come la sua. Troppo unica. Sempre sorridente e positiva. Per il Psi e anche per me. Addio caro compagno, protagonista di un periodo brillante e positivo per l’Italia e per il Psi, purtroppo deturpato da una strumentale manovra di palazzo e da una conseguente visione della storia all’incontrario. Il tuo ricordo resta per me incancellabile. Scrivo come quando eravamo ragazzi sui muri dei nostri eroi: “Piro vive”.