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Lo sceriffo Minniti

Ha ragione il nuovo ministro degli Interni Marco Minniti a sostenere che la sicurezza é di sinistra. Oddio, la difesa della sicurezza degli italiani non dovrebbe essere né di sinistra né di destra, ma siccome la sinistra per anni l’ha considerata un valore estraneo è un bene che Minniti lo rivendichi come una parte di quella tradizione. Non solo perché, come egli afferma, il suo partito ha perso voti nelle periferie popolate da ceti popolari essenzialmente su quel tema, ma perché difendere i diritti alla sicurezza degli italiani é un dovere di chi li governa.

Minniti ha anche ragione quando sostiene che l’immigrazione non può essere illimitata, ma sempre proporzionata alla sua sostenibilità. E’ comprensibile che popolazioni che si trovano non in guerra, in questo caso si parla di profughi, ma in situazione di indigenza si riversino in territori più apparentemente benevoli. Ma se questi ultimi non hanno capacità di accoglienza finiscono non solo per far star peggio i loro cittadini, ma anche gli stessi immigrati. Che dovranno, per sopravvivere, far ricorso a furti e illegalità varie. Dunque é giusto (non dico di sinistra, perché ormai questa parola é abusata e produce anche noia) il respingimento come il rimpatrio per coloro che non hanno alcun diritto a rimanere nel nostro paese.

La volontà di Minniti si esprime per ora attraverso due decreti, uno dei quali presentato alla Canera per l’approvazione e sul quale i socialisti hanno marcato le loro differenze. A me l’idea di un ministro sceriffo che vuol far rispettare le leggi non dà alcun fastidio. Questo ben dentro certi limiti però. In un decreto si istituiscono i centri per il rimpatrio, grosso modo uno ogni regione ma si toglie un grado di giudizio agli immigrati sottoposti al provvedimento. Ad occhio i centri per il rimpatrio mi sembrano largamente insufficienti, se la loro capienza sarà complessivamente di 1600 posti. Ad ogni modo verificheremo la loro efficacia. Anche l’istituzione di 14 sezioni specializzate in materia di immigrazione in altrettanti tribunali può avere una sua legittima motivazione. Cosi come i poteri affidati ai sindaci che possono utilizzare i cosiddetti Daspo nei confronti degli immigrati recidivi. Il Daspo é una misura amministrativa per escludere i tifosi dagli stadi. Più difficile immaginare da cosa escludere costoro. Un bando dalla città per andare dove? Qualcosa di simile all’ateniese ostracismo?

Creare invece una giustizia a due velocità, una per gli immigrati e una per gli italiani, la prima con due gradi di giudizio e la seconda con tre, mi trova assai perplesso. Così come una procedura unica per le espulsioni con l’abolizione di fatto del contraddittorio e del rito del dibattimento, come ha ricordato la nostra Pia Locatelli. Che razza di paese é mai quello in cui si applica la legge in modi difformi a seconda della provenienza? Credo che questo aspetto della legge sia davvero a rischio incostituzionalità. Piuttosto da tempo, anche in base alla mia esperienza amministrativa, rivedrei i criteri per l’attribuzione della cittadinanza. Sono a favore dello ius soli, ma non darei mai, anche dopo gli anni attualmente necessari per ottenerla, una cittadinanza italiana a chi non ha imparato un minimo di italiano. La lingua é condizione ineludibile per ottenere di potersi dichiarare italiani. E infine un elogio a Minniti per la sottoscrizione del Patto con l’Islam, dove anche gli islamici condannano la violenza e anche l’illiberalità dei comportamenti assunti da qualche famiglia integralista. Se si vuole stare in Italia si devono accettare i valori della nostra civiltà e i principi della nostra costituzione. E magari in questo caso qualche rimpatrio per chi vorrebbe ridurci a una repubblica islamica non guasterebbe.