Ma l’Europa é colpita solo dal terrorismo islamico
Le oscillazioni del nuovo presidente americano, prima isolazionista e poi interventista, prima filo russo e poi anti russo, prima filo Assad e poi anti Assad, con lo sganciamento in Afghanistan della madre di tutte le bombe e gli ultimatum, via Pechino, alla Corea del nord, generano preoccupazione. Sono frutto di inesperienza, come appare la brutta figura del suo portavoce a proposito dell’uso dei gas che mostrerebbe Assad peggiore di Hitler, o fanno parte di una strategia politica? Pare che Trump voglia mostrarsi in tutto diverso da Obama. Come quest’ultimo era restio all’uso debordante delle minacce e del dispiegamento della forza, così il primo intende apparire determinato e muscolare sia nelle parole, sia negli atti.
Intendiamoci. Il dittatore della Corea del nord, una sorta di satrapo spietato che dispone dell’atomica, non fa dormire sonni tranquilli. Secondo un giornalista come Federico Rampini, che stimo moltissimo, basterebbe che Pechino non gli facesse da scudo e la sua potenza svanirebbe d’incanto. Non vorrei tuttavia che ci si dimenticasse del terrorismo islamico che continua a far vittime in Europa. Tra tutte le tensioni, i focolai di guerra, i pericoli che si manifestano nel mondo, l’unico che ci ha colpito, che continua a colpirci e a minacciarci si concentra nelle brutali iniziative omicide dell’Isis.
Ascoltando ieri sera la trasmissione di Formigli e in particolare il confronto su questo argomento che ha messo di fronte Federico Rampini, Lucio Caracciolo, Rula Jebreal, Magdi Allam e il vignettista Vauro, con interessantissime interviste e riprese di manifestazioni in Svezia, mi sono accorto che quest’ultimo rappresenta un singolare esponente del mai sopito complesso di colpa occidentale. Una malattia del vetero comunismo. Qualsiasi cosa si affrontasse questo signore, che deve dispiegare una certa attrazione per essere invitato a una tavola rotonda sull’argomento pur non essendo uno studioso, un rappresentante di partiti, di movimenti, di associazioni, pur non essendo un giornalista, sosteneva che era tutta colpa nostra. Mai una parola, una sola parola, contro i terroristi, gli islamisti, quei fanatici che vorrebbero trasformare l’Europa in quell’Eurabia alla quale profeticamente accennava Oriana Fallaci.
E’ vero che non tutti i musulmani sono terroristi, oltretutto sono soprattutto i musulmani le vittime dell’Isis, ma é vero che sono tanti i musulmani che considerano la donna un essere inferiore, una cosa e non una persona, come diceva ieri con ostinata presunzione uno di loro, che ritengono la sharia una istituzione legittima, che sostengono la teocrazia e non la democrazia. In un’Europa che non fa figli, non esiste il pericolo di una islamizzazione o porsi questo problema è fuoruscire dai confini dei valori della sinistra? E inoltre, non basta che le comunità musulmane prendano le distanze dal terrorismo dell’Isis, occorre che l’intera comunità musulmana accetti i valori e le regole della nostra civiltà, se con essa deve convivere. Senza compromessi.
Non si può accettare un compromesso tra libertà e sopraffazione, o tra uguaglianza e disuguaglianza tra uomo e donna, o tra democrazia e teocrazia. Noi dobbiamo affermare che in Europa e dunque in Italia si sta solo se si accettano la libertà, l’uguaglianza uomo-donna (la donna che deve stare coperta e che non può uscire sola di casa, appartiene a una concezione tardo medioevale), la possibilità dei figli di innamorarsi e vestirsi e sposarsi, di essere o non essere religiosi e di quale religione, se non si sostiene la legittimità della sharia, se si accettano le regole della democrazia e la separazione tra stato e religione. Attenzione. Per conquistare questi diritti ci son voluti secoli, di lotte, sacrifici, martirii. Basta molto poco per perderli.
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