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25 aprile: festa di libertà

Oggi ho trascorso la festa della liberazione a Reggiolo, un comune della bassa reggiana, dove, nell’ambito delle celebrazioni del 25 aprile, i nostri sono riusciti a ritagliare un momento dedicato alla memoria di Giacomo Matteotti, come recita la nuova insegna della via del comune a lui intestata, “martire socialista e antifascista”. Ho parlato ricordando il segretario nazionale del Psu, non solo come martire, ma anche come uomo politico, visto che Matteotti, eletto deputato del Psi per la prima volta nel 1919 nella provincia di Rovigo, era un socialista riformista che seguì Turati, Treves, Prampolini, quando i riformisti, nell’ottobre del 1922, a pochi giorni di distanza dalla marcia su Roma, vennero espulsi dal Psi massimalista in ottemperanza agli ordini di Mosca.

Sul delitto ho ricordato, oltre al movente tradizionale, da ricercare nel discorso che Matteotti tenne alla Camera il 30 maggio del 1924, col quale chiedeva l’invalidazione delle elezioni politiche a causa di gravi irregolarità e di violenze, anche il secondo movente, frutto di ricerche più recenti, che conducono alla denuncia, attraverso documenti che Matteotti custodiva in quella cartella che non venne mai rintracciata, di settori del governo o della stessa corona o di entrambi, che sarebbero stati colpevoli di aver intascato laute tangenti pagate dalla società petrolifera inglese Sinclair per ottenere l’esclusiva della perforazione sul suolo italiano. Se così fosse Matteotti sarebbe da ricordare non solo come coraggioso antifascista, ma anche come strenuo combattente contro la corruzione di regime.

La festa del 25 aprile é di tutti gli italiani, di tutti coloro che amano la libertà, un bene che agli italiani é costato pesanti sacrifici e molte, troppe vite umane. Desidererei solo ricordare, a proposito del ruolo dei socialisti, tre questioni. La prima é relativa all’antifascismo clandestino ed esule durante il ventennio e citare su tutti Carlo Rosselli, Sandro Pertini, Giuseppe Saragat e Pietro Nenni che perse una figlia, Vittoria, nel campo di concentramento di Auswhitz. La seconda é relativa alla lotta di liberazione che si sviluppò in Italia dopo l’invasione tedesca dell’8 settembre del 1943. E a tale proposito, oltre a Pertini, ricordare le Brigate Matteotti, fondate da Corrado Bonfantini col comandante Iso, Aldo Aniasi, che divenne poi sindaco di Milano. Citare qualcuno tra i moltissimi dei socialisti che presero parte alla lotta armata perché l’elenco sarebbe impossibile. Sarebbe ora dunque di finirla col considerare la resistenza, come purtroppo è d’uso negli ultimi tempi, come un movimento ad esclusivo appannaggio di comunisti e cattolici. Basta conoscere la storia e non nutrire ostilità nei confronti dei socialisti, e non é difficile riconoscere e valorizzarne l’apporto.

La terza questione, che riguarda sempre i socialisti, é che essi smisero di sparare il 25 aprile, mentre altri continuarono con azioni mirate e con armi non consegnate un’azione violenta non solo contro i fascisti, ma contro gli avversari politici. La mia provincia ha conosciuto almeno due anni di paura e di terrore e i socialisti non solo non furono tra i carnefici, ma furono, coi sindaci di Casalgrande Umberto Farri, e proprio di Reggiolo, Egisto Lui, vittime. Farri morì dopo i colpi scagliatigli addosso da tre sicari col fazzoletto rosso a casa sua, Lui fu gravemente ferito e miracolosamente si salvò. Dobbiamo essere dunque orgogliosi dei nostri 25 aprile. Segnarono, essi, per i socialisti, il punto di arrivo della guerra civile e di liberazione. E il punto di partenza della democrazia conquistata.