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Intervista a Del Bue di Reggionelweb sul derby: Storia di rubinetti, funerali e cartelli da ridere”

4 Maggio 2017 1.651 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Gli sportivi reggiani si stanno preparando a un evento importante: domenica 7 maggio si disputerà il derby tra Parma e Reggiana allo stadio Tardini, con fischio d’inizio alle ore 14.30. La gara è valevole come 38esima e ultima giornata del campionato di Lega Pro (leggi qui le info prevendita)

ReggioNelWeb ha intervistato Mauro Del Bue, ex assessore allo sport del Comune di Reggio Emilia, direttore della testata “Regia Alè” che non solo è fra tra i tifosi più accaniti dei granata, ma rappresenta una memoria storica locale unica. Autore di numerosi testi culturali e storici, riesce a ricordare ogni secondo di una partita della Reggiana avvenuta decenni fa. Non a caso ha scritto tre libri sulla storia della Reggiana “che non li ha nemmeno la Juventus”, come evidenzia lo stesso Mauro Del Bue.

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Del Bue, cosa prevede per il derby che si svolgerà domenica fra Reggiana e Parma?

Se mi è consentita una battuta, non faccio scommesse sui risultati del Parma, perchè sul Parma le fanno a Napoli, io non sono di Pozzuoli. Detto questo, se fossi di quel quartiere che ha festeggiato la vittoria dell’Ancona, direi di puntare su uno 0-2.(ndr, Parma il 9 aprile scorso ha perso in casa giocando contro l’Ancona, ultima in classifica. Molti cittadini residenti tra Napoli e Pozzuoli hanno puntato sul successo dell’Ancona indovinando anche il risultato: 0-2 per l’Ancona. Successivamente è stata aperta un’indagine).

Negli anni i rapporti fra reggiani e parmigiani dal punto di vista calcistico si sono rilassati o c’è sempre tensione?

E’ una tensione che dura da 20 anni, dal derby del campionato di serie A del 1966-67. L’ultimo derby fu quello definito “il derby dei rubinetti”: si svolse allo stadio Giglio e i tifosi della Reggiana smontarono i rubinetti buttandoli in campo. La partita fu una noia terribile e si concluse con uno 0-0. Allora, relativamente a una partita di Lega Pro e non di serie A, nacque a Reggio Emilia lo slogan “Portaci a Parma”.

Il derby d’andata si è svolto senza tensioni particolari.

Sì, il derby d’andata devo dire che è andato bene, anche con la presenza dei tifosi del Parma. A parte un incidente che ha riguardato alcuni vandali di Reggio Emilia contro il pullman dei giocatori del Parma, considerando che la partita si è svolta in notturna e quindi con maggiori rischi, è stato un derby che si è svolto correttamente. Mi fa piacere che le questure abbiamo permesso alla tifoseria ospite di partecipare sia all’andata che al ritorno.

Lei rappresenta una memoria storica unica a Reggio Emilia, per quando riguarda la storia della Reggiana. Ci può raccontare cinque aneddoti storici indimenticabili della squadra granata?

Quando ho visto il primo derby Reggiana-Parma avevo 8 anni, si svolse al Mirabello negli anni 1959-60. Vinse la Reggiana 3-1. Mi fece impressione la maglia crociata: pensavo fossero dei guerrieri alla prima crociata… dei pezzenti.

Poi ricordo il derby dell’anno dopo, 1960-61: era la prima partita in casa della Reggiana. Il giocatore della Reggiana, appena partito il fischio di inizio della partita, da metà campo segnò un gol con il portiere del Parma che si chiamava Recchia, che si inzaccherò di segatura e riemerse tutto giallo. Una scena davvero indimenticabile!

Ah, poi qualche anno dopo, nel 1964, i parmigiani vinsero 3-0 e ci fecero il funerale fino a Sant’Ilario.

Un funerale?

Sì, sì, proprio un funerale “sportivo”, con tanto di bara. I tifosi del Parma portarono la cassa da morto con scritto “Reggiana calcio” in una processione che arrivò fino all’Enza. Ma indimenticabili furono anche i cartelli d’accoglienza alle porte della città che ci riservarono i parmigiani per il derby del 1970. Fu il primo derby che vidi al Tardini.

Che tipo di cartelli?

Tenga presente che allora il Parma aveva un centravanti che si chiamava Fava e un portiere della Reggiana che si chiamava Boranga. La scritta che maggiormente compariva sui cartelli alle porte della città era “Boranga, Fava ti stanga”. Ricordo che per quella partita i biglietti della curva e distinti erano andati esauriti e io fui costretto a comprare un biglietto in tribuna pagando allora circa 1.800 lire: una follia! La partita finì 0-0. In quella occasione i parmigiani inaugurarono l’inno del Parma e io scoprii che non pronunciavano correttamente la erre.

Altri derby?

Il derby dell’86 la Reggiana vinse a Parma per 2-1 e accadde il finimondo con i tifosi del Parma che si scontrarono con la polizia per la città. Mi ricordo che andai a vedere la partita con la mia Fiat 500 che aveva ancora la targa di un tempo con la specifica “RE”, quindi giravo quatto quatto per le vie di periferia della città ducale per non incontrare i tifosi del Parma. Ne avevano fatte di tutti i colori.

Regia Alè, è la testata che lei dirige sul tutto quanto riguarda la Reggiana calcio. Come nasce?

E’ nata più che altro per Sandro Gasparini di cui ero molto amico. Lui dirigeva “Forza Reggiana”. Quindi ho deciso di continuare a riprendere quell’informazione sportiva, sebbene con un altro titolo della testata.

Cosa la porta ad avere una tale passione e memoria storica sportiva?

Mi sono laureato in filosofia, ma coltivo da sempre passione per la storia: ho scritto 17 libri.

Non è però automatico che uno storico con una profonda cultura come la sua, abbia anche una tale memoria storica sportiva.

Forse perchè è una passione nata quando ero piccolo, quando a 8 anni mio padre mi portava al Mirabello per vedere le partite. Momenti sportivi quindi che lego anche al ricordo di mio padre. Non ho mai smesso di viverli. E’ come una messa per i cattolici alla domenica: un’abitudine che non si smette.

Passione che l’ha portata anche a scrivere ben tre libri sulla storia della Reggiana.

Immodestamente, quei tre libri sulla storia della Reggiana non li ha nemmeno la Juventus. Sono testi che analizzano partita per partita di tutti i campionati, come se le avessi viste tutte, anche se quelle del 1920 facevo fatica a vederle, visto che non ero nemmeno nato. Ma sono riuscito comunque a immaginare un tifoso che si recava allo stadio e collateralmente immaginavo e descrivevo anche il contesto storico politico del momento.

Marina Bortolani, @reggionelweb

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