- L'Occhio Del Bue - http://www.locchiodelbue.it -

Da il Resto del Carlino. Le crepe di Reggio. Il vecchio isolato dei Parisetti tra degrado e progetti    

Ho criticato il Comune, la Provincia, anche il vescovo, per lo stato dei loro immobili. Non posso evitare di parlare di qualche privato e di un ente di beneficenza. Con ingresso da via Toschi ci si imbatte, proprio di fronte a Palazzo Masdoni, finalmente restaurato nella facciata, in Palazzo Rocca-Saporito Gropallo completamente disabitato. Un immobile maestoso, d’intonazione scura, colore che ben si abbina alla cupa tristezza dell’abbandono, che sconfina con un altro, sempre dello stesso proprietario, messo assai peggio, con la facciata abbruttita dalla noncuranza. Erano entrambi, un tempo, di proprietà dei Parisetti (che erano padroni di tutto l’isolato), poi dei Rocca Saporiti. La struttura dispone di due cortili, il primo con elegante balcone settecentesco, il secondo con un fondale di finte architetture e finestre dipinte. All’interno si erge un sontuoso scalone e si possono trovare ornati del XVIII secolo (stucchi e soffitti dipinti). E’ in deplorevole stato di abbandono da decenni. Chiedo lumi e mi dicono appartenga alla società immobiliare di proprietà del più famoso imprenditore reggiano, mentre lo stabile che si trova al suo opposto, un orto con muro a castello disastrato è di proprietà dello stesso professionista che sta lodevolmente restaurando Palazzo Masdoni.

Facciamo macchina indietro, anche se non di troppo. Allo stesso imprenditore apparteneva lo stabile di via del Carbone, magnificamente restaurato senza ricorrere ad assurdi intonaci, e ripristinata col vecchio materiale. Il tutto alla luce di un accordo o convenzione col Comune in funzione di appartamenti da affittare agli studenti universitari che studiano a Reggio. Ottima iniziativa, non c’é dubbio. Apro una parentesi. Se un grande imprenditore, per restaurare i suoi immobili, ha bisogno di convenzioni con l’ente pubblico, c’é solo da augurarsi che a Reggio soggiornino sempre più studenti. In certi casi sono i proprietari a manifestare impotenza a causa delle loro condizioni economiche (anche se per anni si sono rifiutati, nonostante proposte vantaggiose, di cedere gli immobili), ma in questo caso, e ricordo anche gli incentivi deliberati dal Comune (un rimborso del 30 per cento sulle facciate) e il precedente decreto governativo che consente di defiscalizzare il 50 per cento delle spese delle abitazioni nei centri storici, l’impossibilità sconfina nella mancanza di volontà. Conoscete vicolo dei Parisetti, la stradina che sfocia in via Navona (c’é anche l’omonima piazzetta, ma chiamarla cosi mi pare eccessivo visto quella assai più famosa che a Roma veniva originariamente riempita d’acqua per gare con barche, appunto). Sulla sinistra, prima dell’imbocco nella via, c’é un vecchio muro merlato scrostato invero indecente, che racchiude un suggestivo, ma trasandato orto. E’ costruito a forma di castelletto, ma lasciato marcire. Si tratta di una prosecuzione di Palazzo Boiardi, un immobile appartenente ai Parisetti, di origine quattro-cinquecentesca. Nel 1903 venne modificato e restaurato dall’architetto Edoardo Collamarini, bolognese, e fu successivamente di proprietà del marchese Alessandro Rocca Saporiti che lo dedicò alla memoria di Matteo Maria Boiardo. Nel cortile é conservata una madonna con bambino del tardo quattrocento. Questo resta uno dei palazzi meglio conservati di Reggio. Dall’altra parte della strada, con ingresso in via Toschi, il passante storce il naso a fronte della facciata del ricovero dei Parisetti, antico ospedale fondato nel 1410 da Matteo Omozzoli Parisetti come ospizio per pellegrini. Restaurato nel 1760, poi convertito a ospedale e ricovero nel 1821, nell’atrio, dipinto su muro, si conserva un pregevole dipinto della Madonna con Bambino e i santi Pellegrino e Rocco. Al suo interno si possono rintracciare elementi architettonici del settecento, mentre il resto appartiene alla nostra epoca, compreso il discutibile intonaco. Assai suggestivo é il piccolo oratorio in fase di restauro, come la facciata, e questo è meritevole. Magari fosse affidato anche il necessario recupero degli altri due immobili, degli interni e delle facciate. Magari si tornasse all’unità dell’intero isolato, com’era ai tempi dei Parisetti. Difficile immaginare un progetto su un immobile lasciando gli altri allo stato di partenza. Occorre una grande, completa e coordinata  opera di recupero. Degli orti così tipici del nostro centro storico, dei muri esterni sempre cosi negligentemente trascurati. Degli interni abbandonati anche se spesso preziosi. Un altro appello a fare presto e bene. Troppo amore abbiamo per la nostra città e troppa negligenza registriamo nelle nostre diuturne passeggiate. Troppo forte e per noi spesso deprimente la tendenza al paragone con città vicine…