Forse per un livello molto alto di ignoranza storica, forse, ma non credo, solo per mostrare il suo volto interpartitico, ma questo Di Maio l’ha sparata davvero grossa. I precedenti dei Cinque stelle sono a suo dire niente popò di meno che (parafrasando il mitico Mario Riva) Berlinguer, Almirante e tutta la Dc. Lasciamo stare la Dc, partito complesso ove vivevano, in nome dell’unità politica dei cattolici, componenti di segno opposto, ma Berlinguer e Almirante cos’hanno in comune? Forse proprio l’opposizione ai governi Dc, tranne quelli di Andreotti in versione unità nazionale. Meno male che nel Pantheon dei Pentastellati Di Maio si è scordato di inserire Pertini, giacché Turati, Nenni e Saragat il nostro manco li conosce e Craxi é un cognome impronunciabile. Siamo fieri di non appartenere all’Album di famiglia di Di Maio, candidato alla presidenza del Consiglio del partito di Grillo. E forse un motivo c’é. La storia e la cultura del socialismo laico e riformista rappresentano il polo più lontano da chi pratica la politica dell’insulto e della nevrosi. Il valore della tolleranza é quello più alieno allo strepitio integralista che recupera vecchi dogmi per propinarcene uno nuovo, fondato sul nulla. E condito con la salsa dell’incapacità e dell’insipienza.