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Il candidato che voleva abolire la morte

Ne hanno parlato i giornali. Ma é il caso di tornarci su. Questo signor Torre, piacentino, presenta una lista alle comunali con un programma tra l’allucinazione e la demenza: abolizione della morte, poi creazione in pieno centro di un vulcano, che serva come attrazione turistica ma pure come pista da sci e smaltimento dei rifiuti. Quindi risoluzione del traffico rendendo navigabile il centro storico, costruzione di un muro per evitare che quei rompicoglioni di Pontenure arrivino e rovinino la razza piacentina, Viagra gratuito per chi ha più di 45 anni, sostituzione dell’acquedotto con un vinodotto. E via di questo passo. Lui si presenta come un mago o un prestigiatore d’alto bordo con un cilindro alla Rino Gaetano. Non parla, sentenzia. Tutti capiscono che gioca con la follia. Invece in parte non ci fa. Ha una malattia rara e genetica fin dalla nascita, una sorta di distonia che gli blocca i movimenti. E’ stato operato recentemente e adesso vive con due computer a pile piantati nel petto che rischiano di scaricarsi ogni quattro o cinque anni. Nel frattempo ha deciso di sfidare il mondo, la logica, la razionalità e il buon senso. Presentandosi alle comunali di Piacenza. Ha avuto successo, raccogliendo il 4.28 per cento. Oltre 1800 piacentini che sperano nell’immortalità? No. Cittadini che dimostrano non solo che viviamo in un altro mondo, ma anche, forse, fuori dal mondo. Più che psicanalizzare il candidato, col dovuto rispetto per la mitica società civile, qui bisognerebbe psicanalizzare gli elettori. Messa in altro modo potremmo anche sostenere che quasi il 96 per cento dei piacentini preferisce morire. Una città di depressi?