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Cinque ragioni plausibili di una sconfitta

26 Giugno 2017 1.888 views 2 CommentsStampa questo articolo Stampa questo articolo

Lascerei stare temi come “la sinistra deve riappropriarsi della sua anima” (quale?), oppure “una sinistra che assomiglia alla destra tira la volata all’originale” (e allora Macron?), oppure “i provvedimenti del governo sono alla base della sconfitta” (quali, il jobs act o lo ius soli, che hanno radici diverse?”). Tento un’analisi con cinque motivazioni di base.

1) Mi pare che ovunque il tema più sentito sia la sicurezza. Ovvero la sua mancanza e il conseguente timore, paura sarebbe meglio dire, non più solo di scippi e di furti, ma di bombe, come il dramma di piazza San Carlo a Torino ha dimostrato. Su questo tema la sinistra viene giudicata, nonostante gli sforzi del ministro Minniti, meno affidabile della destra. Solo uno stratega della sconfitta poteva immaginare di votare una legge, condivisibile, sullo ius soli, a pochi giorni di distanza dai ballottaggi.

2) La sconfitta é del Pd, ma anche dei suoi alleati in coalizione, e la vittoria non é dei grillini, ma del centro-destra. La mia impressione é che questa sinistra, quella moderata del Pd, ma anche quella più radicale, non sia in grado di coniugare temi come la sicurezza, la tassazione, l’efficienza, che sono tradizionalmente più vicini al centro-destra con la sua natura. Io non vedo in Italia il rischio di una sinistra che assomiglia alla destra, ma di una sinistra che non capisce i problemi del Paese. Che non sono di destra, di centro o di sinistra, perché gli italiani, e ormai anche gli europei, non ragionano più con paradigmi del passato. Quel che conta oggi sono le persone, i comportamenti, le cose fatte e da fare.

3) Esiste un problema di credibilità di Matteo Renzi. E’ finita la fase della rottamazione e la lunga luna di miele. E’ facile governare le vittorie, il difficile é governare le sconfitte. Renzi si sta rivelando incapace o impreparato al riguardo. Continua ad atteggiarsi di fronte al terzo tonfo consecutivo (dopo Roma e Torino, e dopo il 4 dicembre) con la stessa supponenza mostrata in passato. “Poteva andar meglio” e un twit sulla vittoria di Valentino le sue prime uscite. Ormai il segretario del Pd rischia di rappresentare solo un problema e non una risorsa per il centro-sinistra. Paradossalmente invece continua a mantenere un livello di consenso altissimo nel suo partito. Mai come ora la sintonia di un partito col paese é così bassa.

4) Esiste un problema di classe dirigente amministrativa nel Pd e nella sinistra. Generalmente i quadri amministrativi hanno uno scarso legame col loro territorio. Una volta erano selezionati soprattutto grazie al meccanismo delle preferenze, oggi passano quasi tutti dalla nomina ad assessore alla candidatura a sindaco. Ne esce una tipologia quasi tutta poco popolare, indisponibile al dialogo, autosufficiente, scarsamente conosciuta. I vecchi amministratori del Pci e del Psi aggiungevano del loro al consenso nazionale dei due partiti, oggi quasi ovunque, con rarissime eccezioni, i nuovi profili li fanno perdere.

5) Il conflitto non è mai stato così aspro all’interno di un centro-sinistra lacerato. Sia dentro il Pd (Orlando, Cuperlo) che in Pisapia, Mdp, Sinistra italiana l’obiettivo principale non era la sconfitta dei grillini o del centro-destra, ma quella di Renzi. Questo, oltre al naturale logoramento di un partito per quattro anni al governo (questo avviene in ogni parte d’Europa) ha contribuito a creare l’immagine di coalizioni amministrative divise, litigiose, inaffidabili.

2 Comments »

  • giorgio ferri said:

    Una delle analisi politiche più lucide, obbiettive e semplici mai lette negli ultimi dieci anni. Bravo Mauro!!

  • giorgio ferri said:

    “Una sinistra che non capisce i problemi del Paese. Che non sono di destra, di centro o di sinistra, perché gli italiani, e ormai anche gli europei, non ragionano più con paradigmi del passato. Quel che conta oggi sono le persone, i comportamenti, le cose fatte e da fare.”

    Più chiaro di così……

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