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Il gentil Gentiloni

14 Luglio 2017 909 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Gli italiani seguono i vincenti? Bé in fondo la storia é lì a dimostrarlo. Non é un caso che al primo posto nei sondaggi figuri oggi il presidente del Consiglio Gentiloni, mentre solo un anno orsono vi campeggiava trionfalmente Renzi. Forse però c’è oggi qualcosa di più di una semplice attitudine, piuttosto mediocre, a premiare i forti e punire i deboli. A mio giudizio esistono almeno tre ordini di motivi che spingono Gentiloni sulla postazione massima del podio. Il primo é certamente dovuto alla crisi del suo predecessore, senza la quale l’attuale presidente del Consiglio sarebbe ancora un equilibrato e anche ossequioso ministro degli Esteri. Dopo il 4 dicembre Renzi ha iniziato a registrare una caduta libera in fatto di consensi, solo parzialmente invertita dalle primarie del suo partito, ma ancor più accentuata dalla sconfitta elettorale amministrativa.

Resta su di lui il mancato rispetto di un impegno a lasciare non solo la presidenza del Consiglio, cosa puntualmente avvenuta, ma anche la politica in caso di sconfitta referendaria. Il nostro Matteo poteva ritirarsi come Letta a Parigi, come Nannicini ad Harward? Forse avrebbe potuto rilanciarsi meglio con una pausa refrigerante e tonificante. Di contro Gentiloni, dopo la debordante e continua incursione di parole, assicurazioni, certezze, battute, del giovane leader fiorentino, é subito apparso come il suo contrario, del quale in molti avvertivano l’esigenza: un uomo pacato, silenzioso, equilibrato, moderato. Se non fosse una tautologia direi un gentiluomo. Uno al quale se chiedi una sigaretta ti sorride e si scusa perché non può fumare. Paradossalmente se sul piano politico non si può dubitare che Gentiloni sia stato e sia tuttora assai vicino a Renzi, sul piano caratteriale é apparso il suo opposto. Una boccata d’aria dopo la calura.

Il secondo motivo sta nel fatto che contrariamente a Renzi, sempre inteso come uomo solo al comando, Gentiloni non pare che comandi affatto da solo. Le scelte di politica economica sono concertate coi ministri Padoan e Calenda, ed entrambi risultano, per competenza, esperienza, capacità, un’assicurazione sulla vita del presidente del Consiglio. Diciamola tutta. La vicenda degli ottanta euro, peraltro finiti nella tasche di chi non ne aveva impellente esigenza (non dei più poveri, non dei pensionati) non sarebbe mai stata approvata se non ci fosse stata una impuntatura dell’ex presidente del Consiglio, e forse neppure l’abolizione dell’Imu sulla prima casa, mentre oggi l’idea di finanziare a debito una generale diminuzione delle tasse viene contestata dal governo che con Calenda sostiene la fondamentale necessità di rilanciare soprattutto gli investimenti pubblici. Oltre che mettere mano a privatizzazioni, legge sulla concorrenza e altro.

Ma il terzo motivo riguarda i buoni risultati di questi sei mesi. I dati Istat parlano di una produzione industriale che nel mese di giugno è cresciuta del 2,8 rispetto al giugno precedente, di un Pil che sta superando le previsioni e potrebbe attestarsi a fine anno al’1,3, mentre la disoccupazione cala all11,3 per cento e quella giovanile, ancora molto alta, si attesta sotto 34 (dieci punti in meno). Non tutti questi risultati sono merito di Gentiloni, e certamente senza il jobs act e la legge sulla defiscalizzazione delle prime assunzioni, tutto sarebbe stato più difficile. Resta il fatto che in politica bisogna anche essere fortunati e il trio Gentiloni, Padoan, Calenda, pare nato sotto una buona stella. Adesso bisogna però superare il conflitto tra segretario del Pd e governo. Consiglierei modestamente Renzi di assecondare l’opera di Gentiloni, di non mettere bastoni nelle ruote. In fondo se il centro sinistra vuole affermarsi alle prossime elezioni ha solo un modo. E cioé quello di vantarsi di aver fatto buone cose. Gettare a mare tre presidenti del Consiglio é già successo. E non ha portato bene…

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