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I lupi dei Boschi

21 Dicembre 2017 1.139 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Non difendo la Boschi per ragioni politiche. Anzi. A mio giudizio la giovane ministra, e oggi sottosegretaria alla presidenza del Consiglio, di errori ne ha compiuti. É infatti discutibile lasciar passare la nomina del padre alla vice presidenza di Banca Etruria quando Maria Elena era già ministro (non ce la faccio a scrivere ministra due volte) del governo Renzi. Ma soprattutto, a mio avviso, la Boschi ha sbagliato ad accettare la riconferma nel governo Gentiloni, dopo avere promesso che in caso di sconfitta al referendum del 4 dicembre scorso si sarebbe ritirata. E’ altresì censurabile questa logica del doppiopesismo che talvolta manifestano i dirigenti del Pd, sempre così implacabili nei confronti degli altri (non parlo dei Cinque stelle dove i due pesi sconfinano nell’ipocrisia) e generalmente assai più teneri nei confronti dei propri. Scrivere della posizione di Renzi e della Boschi sul caso Cancellieri é per me un invito a nozze. Basta che i lettori dell’Avanti si rileggano i miei fondi.

Anche dopo l’audizione di Ghizzoni, che segue quelle di Visco e di Vegas alla commissione Banche che dovrebbe far luce sullo scandalo degli istituti di credito e sulle cause che hanno determinato la perdita di risorse di tanti risparmiatori, continuo tuttavia a non capire quale comportamento meritevole di biasimo, e addirittura di dimissioni, abbia assunto la Boschi. Ha parlato con tutti e tre, ha chiesto lumi per verificare se si poteva salvare una banca del suo territorio, ma non ha fatto pressioni, non ha preteso alcunché, tanto é vero che nessuno ha fatto nulla e che la banca ha fatto crack. Dunque? E’ irragionevole che un ministro e parlamentare si occupi di un istituto che ha radici nell’area dove egli stesso risiede ed è eletto? E’ così riprovevole che un uomo, o donna, di governo si occupi di un ente in cui sono coinvolti migliaia di risparmiatori? Qualcuno me lo può spiegare?

Ma la cosa che mi ha stupito è il carico da novanta che l’informazione di destra, di sinistra e di centro ha giocato sul caso Boschi, facendo piazza pulita sulla montagna di scandali, di ruberie, di disgrazie che il sistema bancario italiano ha generato negli ultimi tempi. Solo l’Mps ha dilapidato un vero patrimonio, soprattutto grazie all’acquisto a prezzo folle delle azioni di Antoveneta per 10 miliardi, anche se in realtà la banca aveva gia chiuso il 2011 con un perdita di ben 4,69 miliardi di euro. Lo stato, attraverso i Monti bond, ha messo a disposizione della banca 3,4 miliardi. Le azioni sono crollate, migliaia di dipendenti hanno perso il posto, l’ipotetico suicidio di David Rossi é avvolto tuttora nel mistero. E di questo non parla più nessuno.

Il caso Banche e divenuto il caso Boschi. Vien quasi da pensare che sia voluto. Che si tenti di portare l’attenzione dei cittadini, tra poco elettori, in parte anche risparmiatori traditi, sulla presunta se non incompatibilità, almeno incoerenza e inopportunità della Boschi, al fine di seminare silenzio sul resto. Non sono dietrologo e mi astengo da identificare sospetto e certezza. Quello che trovo invece sconcertante é l’atteggiamento anche in casa nostra. Vi sono compagni che sostengono: “Pensate a cosa hanno fatto a noi, dunque ve la meritate”. Strano concetto di etica politica. Noi, per vendetta, dovremmo diventare gli altri. Rinunciare al nostro tradizionale garantismo per mancanza di reciprocità. Finendo per perdere la nostra identità.

Poi c’è un secondo argomento. Altrettanto insopportabile. La Boschi e Renzi sono incoerenti. Che hanno detto su Lupi, sulla Cancellieri e su altri? Dunque, siccome sono stati incoerenti loro allora lo dovremmo diventare anche noi. Bella conclusione. Perdere la nostra coerenza per mancata coerenza altrui. E un terzo. Siccome la Boschi è nel giglio magico renziano, colpendo lei si indebolisce Renzi. Ben venga, dunque. A parte il fatto che il Psi é alleato del Pd ma, anche se fosse su altre posizioni, qualcuno pensa davvero che sia nella natura dei socialisti montare un processo per motivi politici? Ritorno al Craxi del 1977, quando esplose il caso Rumor, a proposito del suo ipotetico coinvolgimento nel caso Lockheed. Il neo segretario del Psi, sfidando le ire di molti militanti che gremivano nel febbraio i teatri di Bologna, Parma e Reggio Emilia, disse, tra non poche contestazioni per non aver deciso di raccogliere le firme in parlamento al fine di rinviare Rumor all’Inquirente: “I socialisti non fanno processi politici”. La storia rivelerà che altri li hanno imbastiti contro di lui e contro di noi. A loro, non a noi, va chiesta linearità.

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