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Del Bue: umanesimo e scienza (intervista di A. Autino)

Mauro Del Bue, direttore de l’Avanti! online, uomo politico, giornalista e storico italiano. Già deputato per lo storico PSI e per il Nuovo PSI, è membro della Segreteria Nazionale del ricostituito PSI e direttore del quotidiano socialista Avanti! online. Autore di diversi libri di storia politica e filosofia, Del Bue coltiva ampi interessi culturali ed artistici.

AUTINO – Mauro, posso dire che il filo rosso che caratterizza tutta la tua storia di attivista e di uomo politico è il tuo grande interesse per il lavoro, per lo sviluppo e la crescita sociale, visti da un punto di vista profondamente umano ed umanista? Tutto questo legato agli storici valori unificanti, direi quasi “religiosi” del socialismo libertario, inteso come coniugazione quantomai attuale del verbo religere (unire gli sforzi), in un’epoca che ha visto molti sforzi generosamente donati gettati al macero… e parlo della triste sorte della ricerca scientifica italiana, tanto stimata nel mondo quanto vituperata e calpestata nel nostro Paese, e potrei parlare allo stesso modo della cultura e dell’arte, considerate quasi inutili orpelli, bersaglio di tagli continui da parte di troppe leggi finanziarie, veri e proprii killer seriali… Chiedo troppo se ti chiedo un bilancio sintetico del tuo impegno e della tua storia?

DEL BUE – Innanzitutto ti ringrazio per la domanda e anche per la qualificata collaborazione col giornale che ho l’onore di dirigere. Parlo dell’Avanti, oggi in versione online, il primo dei quotidiani politici italiani, pubblicato a partire dal giorno di Natale del 1896. Nella mia formazione politica c’é la storia. Direi che la mia adesione al Psi ha una motivazione essenzialmente storica. Ero al liceo e studiavo la storia del movimento operaio e mi imbattei nella figura di Filippo Turati, nella sua laica eresia riformista e in quella di Pietro Nenni, nel suo autonomismo e nella sua revisione. Ne rimasi affascinato e in un sessantotto rivoluzionario ero contento di rappresentare un’insolita e fortemente minoritaria posizione riformista. Divenni segretario provinciale della Fgsi con un mezzo colpo di mano giacché gli autonomisti erano minoranza. Amavo anche le opzioni libertarie e ricordo di aver scritto sul vecchio giornalino del liceo un pezzo sull’anarchismo. Poi a soli 24 anni, quando ero studente di Filosofia a Bologna, venni eletto consigliere comunale a Reggio. Non dovevo essere eletto. Il Psi aveva dato indicazioni diverse. Ma le preferenze mi premiarono. Conobbi Craxi e nel 1976 ero al Midas quando venne eletto segretario. Nel febbraio del 1977 divenni, a 25 anni, segretario del Psi di Reggio e al congresso di Torino, a 26 anni, ero il più giovane componente del Comitato centrale socialista. Da li il resto. La mia nomina a vice sindaco di Reggio nel febbraio del 1987 e poi l’elezione a deputato nel giugno dello stesso anno. Tra il 1987 e il 1990 divenni anche presidente dei Teatri di Reggio Emilia. Nel 1989 entrai nella Direzione nazionale del Psi e nel 1992 con un mare di preferenze sono stato il primo degli eletti alla Camera del Psi nella mia circoscrizione. Poco dopo la fine di tutto. Mi sono dovuto guadagnare da vivere. Avevo una laurea in filosofia non sfruttata, senza vitalizio. Solo nel 2005 ho ripreso con la nomina a sottosegretario alle infrastrutture un ruolo pubblico e nel 2006 sono stato rieletto deputato per la lista Partito socialista, Democrazia cristiana. Poi le cose recenti. La mia adesione alla Costituente socialista e al Psi, l’assessorato allo sport e all’ambiente della mia città la direzione dell’Avanti. Nel frattempo ho scritto 18 libri, 17 di storia e uno di filosofia.

AUTINO Visto il tuo impegno, anche nella ormai imminente competizione elettorale, non posso evitare una domanda di tipo generale, a proposito della svolta ormai più che urgente, sulla ricerca, sull’arte e sulla cultura. Le tue indicazioni programmatiche? Vedresti bene la candidatura alla presidenza del consiglio di un profilo alto della ricerca scientifica?

DEL BUE Ho fatto parte per tre legislature della Commissione cultura della Camera dei deputati e mi sono occupato in particolare di beni culturali, di musica e spettacolo, ma anche di ricerca scientifica e scuola. Ti posso svelare un segreto? In quella commissione nella quale io chiesi di entrare appena eletto deputato non ci voleva andare nessuno. Tutti puntavano agli esteri, al bilancio, alle attività produttive. Vi è sempre stata una sottovalutazione dell’impatto della cultura e della scienza nella nostra vita. Cosi paradossalmente noi che pensavamo con la filosofia e le scienze umanistiche di cambiare il mondo non ci siamo accorti che la più grande e sola rivoluzione che ci ha cosi massivamente coinvolto é stata la rivoluzione scientifica e tecnologica. Ci ha cambiati e la politica non se n’é accorta. Ci ha cambiati a prescindere dalla politica. Capisci perché la politica e in crisi? Di più. Anziché favorire la ricerca noi abbiamo spedito all’estero i nostri cervelli. L’Italia che vuole superare la sua crisi non può non investire nel suo petrolio: i suoi beni culturali e i suoi cervelli che stanno scoprendo mondi nuovi ovunque nel mondo. Adesso tutti parlano di robotizzazione. Guideranno le auto anche i ciechi. E noi abbiamo ancora i taxisti che scioperano. Leggo che i robot fanno già parte di alcuni consigli di amministrazione. Leggo che molte grandi aziende ne fanno impiego per definire budget e risparmi. Si apre un mondo nuovo. Bisognerà difendere l’occupazione. Ma non sarà quella di prima. Serviranno più tecnici, meno manodopera, quindi più preparazione, più formazione, più scuola professionale, più rapporto scuola e lavoro. Di questo dovrebbe occuparsi la politica. Perché no, una personalità scientifica alla presidenza. Mi accontenterei che una personalità del mondo scientifico in Italia potesse fare il suo lavoro.

AUTINO – Il secondo congresso nazionale di Space Renaissance Italia, che si terrà presso l’INAF di Bologna il 18 e 19 Maggio 2018, intende indicare chiaramente lo spazio, e l’inizio effettivo di attività civili industriali in orbita terrestre e in area cislunare, come linee guida per lo sviluppo economico del nostro Pease. Vi sono diversi fattori che concorrono alla realizzazione di quanto sopra: sviluppo di sistemi di trasporto passeggeri civili a basso costo, manovrabilità interorbitale, capacità di estrarre carburanti, ossigeno ed acqua da risorse lunari ed asteroidee, protezione dalle radiazioni cosmiche, gravità artificiale, sperimentazione di ecosistemi artificiali, che permettano la vita umana confortevole e sicura su infrastrutture abitative spaziali. Tutto questo si rende necessario ed urgente, se si comincia a pensare in termini di residenza e lavoro nello spazio, e non più solo di missioni di esplorazione di durata relativamente breve. Pensi che l’Italia possa giocare un ruolo primario nella rapida validazione di tecnologie abitanti l’espansione civile, e nella soluzione dei problemi essenziali alla sopravvivenza umana nello spazio? Se sì, quali cambiamenti o miglioramenti vedi necessari nelle politiche di sviluppo nel nostro paese? Jeff Bezos sta investendo una larga parte dei profitti realizzati con Amazon nella sua impresa new space Blue Origin, che sviluppa vettori riutilizzabili, come la Space X di Elon Musk. Jeff Bezos, in diverse conferenze, ha però illustrato il suo piano, che prevede di spostare progressivamente l’industria pesante nello spazio geo-lunare. La sua visione, infatti, è quella di trasformare il nostro pianeta madre in uno stupendo giardino, spostando altrove l’ingombro dello sviluppo industriale della civiltà. Notare che si parla di “un giardino”, e non del famigerato “ritorno alla natura”. Una visione che potrebbe conciliare umanismo ed ambientalismo in una dimensione finalmente matura e consapevole, che non costringe a scegliere tra crescita ed ambiente. Perché invece gran parte dei movimenti ecologisti si ostina ancora in una visione più o meno esplicitamente decrescitista? E perché la sinistra italiana si è pressoché totalmente appiattita sulla rinuncia allo sviluppo? È ignoranza dell’opzione spaziale, oppure si tratta di un anti-tecnologismo viscerale, quasi da santa inquisizione? Ti sembra che l’interesse dei media per il settore spaziale, ed in particolare new space, stia finalmente crescendo, nel nostro paese? Oppure siamo sempre al livello dei visionari che gridano nel deserto? Cosa ci vuole per determinare una svolta?

DEL BUE – Quando io sono nato la popolazione mondiale non arrivava a 3miliardi, oggi abbiamo superato i 7 e si stima che tra pochi decenni arriveremo a 10. Dunque il mondo prima o poi si rivelerà troppo angusto. Quando io avevo cinque anni una cagnetta andò nello spazio. Piangemmo la sua morte. Poco dopo un essere umano, Yuri Gagarin, andò nello spazio mentre in Italia Domenico Modugno vinceva il festival di Sanremo con Volare. Nel luglio del 1969 con profonda emozione assistemmo allo sbarco del primo uomo sulla luna. Sembrava impossibile. E si rimandava alla invasione imminente della popolazione sui pianeti. I film che parlavano di futuro immaginavano tutti non uno sviluppo tecnologico, persone con telefoni e computer in tasca collegati con l’intero pianeta e dotati di ogni possibile informazione, ma un futuro di strumenti spaziali, con piccoli arei a disposizione come fossero utilitarie e con viaggi interplanetari. Su questo siamo in ritardo rispetto alle attese. Ci sono enormi problemi industriali e ambientali che potrebbero essere risolti. Ma ci siete voi, grandi esploratori, che tenete viva la speranza di un mondo che non sia solo la terra. E se l’Avanti ha deciso di darvi ospitalità significa che quel poco che può fare intende farlo perché apprezza e condivide i vostri mirabili sforzi.

Adriano V. Autino