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Due parole su di noi

Vogliamo sfatare un luogo comune? Allora cominciamo col dire che il nostro passato di socialisti che non hanno rinnegato il Psi di Craxi, ma che anzi, al di là dei fatali errori del dopo ottantanove, ritengono che molte sue intuizioni siano tuttora valide e addirittura illuminanti rispetto alle prese di coscienza della sinistra italiana, avvenute sempre in ritardo e senza alcun accenno di autocritica, é oggi più valorizzato dal centro-destra che dal centro-sinistra. Basterebbe pensare al diverso esito delle candidature dei due Craxi, che del resto sono state precedute da ben diversi comportamenti assunti nei confronti di parte della vecchia classe dirigente del Psi, dagli uni utilizzata anche ai massimi livelli e dagli altri ignorata quando non discriminata. Aggiungiamo che le intitolazioni al nostro vecchio leader di vie, piazze, monumenti, sono state quasi tutte opera (con lodevoli eccezioni) di maggioranze di centro-destra e che perfino la candidatura di Giuliano Amato al Colle é stata per due volte sponsorizzata da Berlusconi e bocciata dal Pd.

Tutto vero e incontestabile. Ma basta tutto questo a un socialista per preferire il centro-destra? Basta il passato per affermare le proprie convinzioni nel presente? Certo la storia, soprattutto quando é negata la nostra ragione di essere stati vivi e spesso decisivi nelle svolte della democrazia italiana, ha un peso. Ce lo ha intimamente, nel più profondo del nostro cuore. Ma la testa? Se vogliamo esistere oggi dobbiamo batterci per valori che sono nostri. Con la testa innanzi tutto. E allora, chiediamoci se il centro-destra abbia oggi assunto uno solo dei valori che sono stati propri del vecchio Psi. Cominciamo dalle idee sulla tassazione. Tipica di una forza socialista é sempre stata la progressività. Cioè il principio che chi più ha più deve dare. La flat tax rappresenta il valore opposto. Stabiliamo la stessa percentuale per tutti e chi più ha più ci guadagna. E’ giusto? Ha qualcosa a che fare questo principio con l’elaborazione socialista degli anni ottanta?

Parliamo dell’immigrazione. Berlusconi, con una dose di pressapochismo e di populismo fuori misura, ha promesso il rimpatrio di 600 mila clandestini. A parte il fatto che i 600 mila sbarcati in Italia negli ultimi anni non sono tutti clandestini e la prima cosa che anche Berlusconi dovrebbe preoccuparsi di fare è distinguere tra profughi e clandestini, ma il come risolvere questo declamato rimpatrio resta tuttora avvolto nel mistero. Salvini vorrebbe gettarli in mare, visto che i paesi di provenienza non li vogliono rimpatriare? Di serio su questa materia c’é l’impegno di Minniti, i suoi accordi coi due governi libici, i contratti con i paesi di provenienza come il Niger e il Sudan. Noi siamo con lui.

Se un pazzo con il Mein Kampf sul comodino spara all’impazzata ai neri per le vie di Macerata possiamo noi condividere l’opinione di Salvini che sostiene che é tutta colpa dello scontro sociale dovuto all’immigrazione? Possiamo noi accettare di offrire a questo squilibrato degli alibi? Non è che cosi facendo in una sorta di recupero del doppio estremismo finiamo per giustificare quegli antifascisti violenti che vorrebbero impiccare Minniti come fascista o addirittura invocare nuove foibe da Trieste in giù. Siamo sicuri che come il centro-sinistra è certamente senza legami (anzi é sotto tiro) con questo nuovo estremismo di sinistra, il centro-destra sia estraneo, soprattutto nell’area di Salvini-Meloni, a condizionamenti e rapporti con l’estremismo opposto? E aggiungiamo, e non é l’ultima obiezione. Noi che vogliamo affermare un moderno europeismo possiamo mai sostenere una coalizione che sull’Europa ha le idee cosi confuse, che vanno dal popolarismo alla Merkel di Berlusconi al lepenismo antieuropeo di Salvini e Meloni? Cosa ci potrà riservare sull’euro e sull’unione europea, dopo la costituzione di un governo di coalizione a forte presenza socialdemocratica in Germania e all’affermazione dell’europeista Macron in Francia, un governo siffatto in Italia? I socialisti devono essere più legati alle assonanze e alle dissonanze del presente o alle pur lodevoli attenzioni sul loro passato?