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I socialisti, dimenticati, e il 25 aprile

Ormai non si contano le dimenticanze. La Costituzione sarebbe un compromesso virtuoso tra la Dc di De Gasperi e il Pci di Togliatti, rimuovendo per ignoranza o per settarismo due coserelle da poco. E cioè che la battaglia per la Repubblica vide protagonisti innanzitutto i socialisti, dal 1944 (al contrario dei comunisti che con la svolta di Salerno di quell’anno legittimarono la monarchia e anche dei democristiani che il 2 giugno lasciarono libertà di voto), strenuamente impegnati in una lotta che prese forma nel famoso slogan di Pietro Nenni: “La Costituente o il caos”. E poi, scordandosi l’altra inezia e cioè che il primo presidente dell’Assemblea costituente fu proprio Giuseppe Saragat.

Ma passiamo alla Resistenza in questo 25 aprile un tempo caratterizzato da festose e vocianti cerimonie e ormai purtroppo dimenticato. La Resistenza, si è detto e ripetuto anche durante servizi della Rai, é stata opera di comunisti, di cattolici, di liberaldemocratici. Pare che l’aggettivo “socialista” non si debba più pronunciare. E si continua a compiere una violenza sulla verità storica. Difficile peraltro da sostenere. Cos’era Sandro Pertini, oggi ricordato solo come antifascista e presidente di tutti gli italiani e che un commentatore televisivo, animato da arrogante faziosità, ha recentemente ricordato come “presidente votato dai comunisti”? E cos’era Pietro Nenni che, esiliato in Francia, fu in Spagna al fianco dei repubblicani durante la guerra civile e in un lager nazista perse la sua adorata figlia Vittoria?

E cos’erano mai Corrado Bonfantini con le sue Brigate Matteotti, e Lelio Basso che fu con Rodolfo Morandi tra i dirigenti del Centro Interno? E cos’erano i tanti che crearono in giro per l’Italia brigate partigiane, che combatterono e morirono per la libertà e che erano iscritti e militanti del Partito socialista? Cos’era quell’Augusto Berti, detto Monti, che diresse la resistenza in tutta la montagna della mia provincia e che divenne anche segretario provinciale del Psli e che solo noi abbiamo ricordato? E Riccardo Lombardi, primo prefetto della Liberazione di Milano con Vittorio Craxi suo vice? Salutiamoli tutti questi eroi, che combatterono per la libertà e che, al contrario di altri, non continuarono a sparare dopo la Liberazione. E restiamo orgogliosi, come ebbe modo di dire proprio Lombardi, di una storia “in cui si sono commessi errori, alcuni di cui pentirsi, nessuno dei quali vergognarsi”. Sarà per questo che si tende oggi a rimuoverla?