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L’incarico a un contratto?

Abbiamo letto attentamente i punti del cosiddetto contratto stipulato da Lega e Cinque stelle, le due minoranze più consistenti uscite dall’urna del marzo scorso e che, unendosi, fanno maggioranza nelle due aule parlamentari. Non è che altri programmi fossero più approfonditi, e aggiungiamo che il programma di per sé conta sì, ma non è tutto. Sono i comportamenti successivi e il contesto internazionale e nazionale in cui si cala, che determina l’azione di un governo. Tuttavia si possono subito individuare alcune genericità (come si fa a scorporare dal rapporto deficit PIL 250 miliardi non lo dicono, anche perché dovrebbero essere d’accordo tutti), qualche idiozia (sui vaccini, perfino pericolosa), qualche mistero (il motivo per cui si dice di no alla Tav Torino Lione e di si al terzo valico non lo si spiega), qualche sogno (i 780 euro mensili, come reddito di cittadinanza che costerebbe 17 miliardi l’anno, non dicono dove li trovano e nemmeno i soldi per rivedere la Fornero e quelli della Flat tax).

Questo e altro, molto altro, leggendo, si può trovare. Stravagante davvero l’idea di abolire il mancato vincolo di mandato per i parlamentari che é in Costituzione e per realizzare il quale serve una revisione costituzionale parecchio discutibile e lesiva di un cardine della nostra democrazia, giacchè un eletto dal popolo non é un dipendente di un partito. Sabino Cassese obietta proprio questo a proposito delle cosiddette consultazioni (dei Cinque stelle via web e solo relativa agli iscritti, ma li hanno votati gli elettori, della Lega con gazebo aperti non si capisce a chi e controllati da chi). Ma quel che continua a sconcertare é che all’intesa manchi non un dettaglio, ma la testa. Ad un grottesco tentativo di andare alla ricerca, a mo’ di Fra Galdino, di chi guiderà il governo e dovrà essere semplicemente la voce di due partiti che lo esprimono e di un contratto che non ha steso, si aggiungono anche oggi inviti pressanti dal Colle.

Persone vicine a Mattarella parlano di una personalità in grado di parlare con la Merkel e Macron, di tenere rapporti convincenti con la Ue. Non sappiamo chi possa mai essere costui nè se esista all’interno del mondo grillino e leghista. Nella prassi extraistituzionale inaugurata dalla Duplice alleanza, si é formulato un accordo, definito aziendalmente contratto, senza che vi sia il delegato del presidente, colui che primariamente dovrà interpretarlo. Cioè il capo dell’esecutivo, concepito invece come una variabile indipendente. Non era mai successo e Mattarella dovrà a questo punto compiere tre operazioni, visto che non potrà incaricare il contratto. La prima é di valutare la proposta o le proposte della Duplice. Qualora esse non rientrino nei canoni previsti, dovrà egli stesso, secondariamente, se già non l’ha fatto, individuare una personalità adeguata. Ma c’é un terzo intervento. Non é facile accettare di diventare presidente-dipendente. Con un programma già fatto, un’intesa sui ministeri, e una maggioranza parlamentare che risponderà ai capi dei due partiti cosa potrà contare questo re travicello? Un presidente al caciocavallo, un ostaggio con dinnanzi sempre l’alternativa della minestra o della finestra. Dovrà accettare il ruolo. E uno così potrà mai dare del tu alla Merkel e a Macron? Bel guaio, signor Preidente.