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Contrordine. Ecco il governo legastellato

Prima non poteva decollare senza Savona all’Economia. Anzi Mattarella aveva fatto un golpe perché “chi ha vinto le elezioni deve governare” anche a prescindere dal fatto che in campagna elettorale i due presunti vincitori si erano presentati in collocazioni alternative. E senza considerare che una democrazia si regge su pesi e contrappesi e chi ha vinto non ha il diritto di ledere gli equilibri su cui poggia la nostra Costituzione, quali quelli esercitati dal capo dello stato secondo l’articolo 92 e quelli che sono garantiti dagli organi di controllo, in primis la Corte costituzionale.

Contrordine. Adesso si può fare. Mattarella non é più golpista, contro di lui non si agita più lo spettro dello stato d’accusa, non si muovono le piazze con bandiere tricolori, prima sostituite da quelle verdi. Nessuno chiede più le dimissioni del presidente della Repubblica, come avevano fatto maldestramente i vari Belpietro e giornalisti spazzatura alla Cruciani. Tutte le nuvole d’incanto si sono diradate. Bastava offrire a Salvini lo spostamento di Savona dall’Economia ai Rapporti con l’Europa? Prima nessuno ci aveva pensato? Non diciamo stupidaggini. Salvini voleva le elezioni e di Savona non sapeva che farsene. Come dargli torto coi sondaggi che lo davano al 25-27 per cento.

Non gli é stato consentito da Di Maio che contrariamente a Salvini avrebbe dovuto affrontare due crisi: quella del suo movimento, dato da tutti in netta perdita, e quello suo personale, per gli errori compiuti in questa crisi che gli sarebbero potuti costare la leadership dei Cinque stelle. La rottura tra Di Maio e Salvini é stata giocata abilmente dal presidente della Repubblica il cui fondamentale intendimento era quello di evitare il ricorso alle urne senza ritirare il suo veto a Paolo Savona come ministro dell’Economia. Salvini ha dovuto cedere perché Di Maio non solo non l’appoggiava nel suo irrituale irrigidimento (per la verità il suo appoggio non glielo aveva assicurato nemmeno una settimana fa) ma avrebbe preso da lui pubblicamente e definitivamente le distanze sul piano politico.

Questo, così, é il primo governo che nasce grazie a una rottura. Oltre che ad una condotta irrazionale e inconcepibile. Ciò che sembrava inaccettabile pochi giorni fa si é rivelato accettabile. Savona entra nell’Esecutivo con un ministero minore e all’Economia, dove Mattarella avrebbe accettato anche il numero due della Lega, e cioè Giorgetti, va un tecnico, Giovanni Tria, professore universitario come Conte, un altro Carneade, mentre l’ex montiano Moavero finisce agli Esteri. Alla faccia del nuovo. La commedia é finita. Inizierà il dramma? Mi auguro di no, ma il cosiddetto contratto (il termine non a caso ci porta a Rousseau, che non é solo una piattaforma, ma un filosofo pre romantico) é denso di incognite coi suoi 120-140 miliardi di maggiori spese correnti.

Noi dovremo sviluppare la nostra ferma opposizione al governo sovranista con una proposta di europeismo riformatore e progressista. Questo assieme alle forze socialiste, liberalsocialiste, ma anche popolari e liberali, che esistono in Europa e in Italia. Il nostro Paese, nel novecento europeo, é stato il primo a conoscere la dittatura, prima della Germania, della Spagna, del Portogallo, dell’Austria, dell’Ungheria. Nel duemila l’Italia è il primo paese a mandare al governo i sovranisti che in tutta Europa vengono concepiti come la nuova destra. Non a caso il referente di Salvini é la Le Pen e quello di Di Maio Farage. Noi dovremo creare, e credo che il tempo non ci mancherà, la nuova alleanza o concentrazione repubblicana per la difesa dell’Italia democratica ed europeista. È un compito importante che deve vedere i socialisti in prima fila, senza tentennamenti, dubbi o complessi. Se c’è un momento storico giusto per affermare i nostri valori eccolo, è arrivato.