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La nave e i migranti

13 Giugno 2018 635 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Bisognerebbe partire dai dati e non dalle suggestioni quando si parla di immigrazione, un fenomeno destinato a durare nel tempo e anche a dividere i cittadini. La nave Aquarius insisteva su un’area marittima Sar (Search and rescue, cioè Ricerca e soccorso) italiana. Secondo le fonti maltesi era più vicina a Lampedusa che a Malta (Lampedusa è più a sud di Malta). La cosa potrà anche essere contraddetta, ma la prassi fin qui adottata, anche perché l’area Sar libica è nelle condizioni che conosciamo e Malta è un piccolo paese senza possibilità di ospitare masse di migranti, era che fosse l’Italia, in quell’area, anche a prescindere dalle norme Sar, a farsi carico dei naufraghi. Il ministro Salvini ha chiuso i porti e questo potrebbe anche configurarsi come atto illegittimo nei confronti di trattati (le varie Dublino) e le norme internazionali (le Sar) approvati e sottoscritti anche dall’Italia. Meno male che la Spagna, poi la cosa può avere anche esiti differenti e la seguiamo ad horas, si è fatta carico della soluzione del problema che, alla luce della decisione del governo italiano, avrebbe potuto sfociare in una catastrofe umanitaria.

Si dice che l’Italia finalmente ha mostrato i muscoli obbligando altri paesi a farsi carico di migranti, come se l’Italia fosse il solo paese che se ne è fatto carico o il paese maggiormente toccato dal fenomeno migratorio. Vediamo i numeri che non mentono. Per quanto riguarda la migrazione regolare, la presenza cioè di stranieri non comunitari nel nostro paese, l’Italia ne conta 5.026.170, percentuale dell’8,3 per cento contro il 12,4 dell’Irlanda, l’11,7 del Belgio, il 10,5 della Germania, il 9,6 della Spagna e l’8,6 del Regno unito. Il dato della Francia, più basso di un punto abbondante, è influenzato dalla più veloce attribuzione della cittadinanza. Se prendiamo i profughi regolari il nostro paese ne conta solo 147mila. Più complicato catalogare gli irregolari o migranti economici. Secondo i dati prevalenti (Berlusconi assai prosaicamente l’ha ricordato in campagna elettorale) la loro somma sarebbe di circa 600mila, secondo i dati del Ministero invece non arriverebbe a superare i 200mila. Dunque anche prendendo per buono il dato dei 600mila si tratterebbe di un 8% del totale dei migranti. Un numero non certo vertiginoso. Si è parlato molto degli grandi esuberi del 2017 che aveva spinto il ministro Minniti a parlare di “emergenza”. A fronte di un aumento di circa 64.033 immigrati del 2017 e di un aumento di 52.775 del 2016, dal primo gennaio di quest’anno sono arrivati solo 14.447 migranti. La diminuzione degli irregolari provenienti dalla Libia ammonta al 77,45 per cento. Un risultato importante dovuto agli accordi sottoscritti dal ministro Minniti.

Quali sono i veri problemi della migrazione irregolare in Italia? La sua gestione e il suo approccio all’origine. Cominciamo da quest’ultimo. E’ evidente che il problema migratorio italiano si può e si deve affrontare in Libia. E’ dalle sue coste che parte circa il 90 per cento dei migranti e quel che chiedono oggi diversi stati europei é proprio quel che aveva programmato il governo Gentiloni e cioè di approntare campi Onu in Libia dove raccogliere i migranti e certificarne l’idoneità alla accoglienza europea. Nel contempo se si vogliono rimpatriare gli irregolari o parte di essi non bastano proclami retorici e improduttivi, ma servono accordi economici coi paesi di origine, senza i quali il rimpatrio é impossibile. Poi occorre cambiare il trattato di Dublino e stabilire le quote, che vengono respinte proprio dai paesi dell’Est, Ungheria e Polonia, ai quali Salvini dice di ispirarsi. E se il procuratore di Catania Zuccaro ha ragione vanno velocemente individuate e punite (senza fare di ogni erba un fascio) quelle organizzazione pseudo umanitarie che nel mare approfittano dei migranti per ospitarli nelle loro imbarcazioni gia al momento della partenza in combutta con coloro che poi intendono sfruttarli in Italia.

E poi certo la gestione. Abbiamo, come socialisti, sempre rivendicato la paternità di alcune proposte che rilanciamo. Innanzitutto vanno penalmente perseguiti tutti coloro che sfruttano i migranti, considerandoli merce e non esseri umani, sia nei campi del sud dove vivono alla stregua di schiavi ottocenteschi, sia negli enti o cooperative finanziati dallo stato per mantenerli e dove l’occasione produce utili incontrollati. Lo stato ha l’obbligo di controllare, approfondire, verificare. Troppi sono stati i casi di malversazione e di sfruttamento ad un tempo degli ospiti e del denaro pubblico. Ancora. Non si possono mantenere uomini e donne nullafacenti. Il lavoro socialmente utile é l’occasione per prestare un minimo servizio. E infine tre proposte. La prima riguarda la verifica costante della situazione delle famiglie musulmane che in Italia devono rispettare i principi della Costituzione sui temi della parità uomo-donna e della libertà dei figli (di sposarsi e di seguire un’altra religione o nessuna). La seconda riguarda la necessità di verificare (cosa che i pubblici ufficiali quasi mai fanno) la conoscenza della lingua italiana come presupposto necessario per concedere la cittadinanza. In questo modo si può costruire un processo migratorio più accettabile e condiviso. E infine il divieto di concentrare in poche aree o grandi condomini gli immigrati. Questo ha prodotto una lacerazione sociale di troppe periferie e l’impossibilità di un’autentica integrazione. Gli immigrati vanno disseminati a piccoli gruppi e sempre accompagnati da una presenza maggioritaria di italiani. Non è certo con manifestazioni di celodurismo, di sfida all’Europa, di pseudo razzismo che si può positivamente affrontare il problema. Il governo gialloverde è guardato a vista dal mondo intero e non può mostrare dell’Italia l’aspetto peggiore. Diciamo che in questa occasione ci è riuscito.

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