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Di Maio e Aristotele

14 Agosto 2018 692 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Dopo l’invenzione dell’obbligo flessibile Di Maio ha sfondato la teoria della non contraddizione di stampo aristotelico. E’ accaduto nel corso di un’ampia intervista al Corriere della sera. Partiamo dall’inizio. E cioè dall’assunto che i mercati, a settembre, non ci aggrediranno. Anzi, da un avvertimento ai mercati. Che non abbiano l’impudenza di aggredirci. Quasi un ordine. O un obbligo. Stavolta manco flessibile. Resta il fatto che i mercati sono composti da investitori e da risparmiatori che non accettano ordini, né obblighi. Valutano in base alla credibilità di un paese. Ci auguriamo che quella del governo italiano sia adeguata alle attese.

Tutto impegnato a realizzare il cosiddetto contratto, Di Maio assicura l’Europa che resterà nei limiti dei vincoli, ma che su flat tax, reddito di cittadinanza e Fornero si inizierà a procedere, che l’Iva non aumenterà e che gli 80 euro non verranno tolti. Un meraviglioso quadro da Alice nel paese delle meraviglie. Non aumenta il deficit, ma si spende una valanga di soldi. Il vice di Conte ritiene dei 25 miliardi che servono per iniziare un graduale processo di flat tax e reddito di cittadinanza, e per sterilizzare l’aumento dell’Iva, quattro possano essere recuperati, ma non subito, dal rientro di evasione fiscale, che tre possano derivare da minori spese nei vari ministeri. Vattelapesca. E gli altri? Se non aumenti il rapporto deficit-Pil, con un Pil fermo sotto l’1,5, dove vai? Ma il problema non é neanche sfondare il vincolo del tre per cento (altri paesi l’hanno fatto). Il problema é sfondare il tetto per aumentare, non già gli investimenti (come ha fatto la Spagna), ma la spesa, come si accinge a fare l’Italia.

L’ordine ai mercati di non fare scherzi potrebbe non funzionare. Flessibile o no. E che dire sulla volontà di trovare una mediazione con Salvini su Tav e Tap? Meravigliosa idea. Una mediazione su chi dice sì (Salvini) e chi dice no (Di Maio) potrebbe essere un ni. Cioè una mezza Tav e una mezza Tap. Ad esempio una ferrovia che si ferma a metà strada, e non raggiunge il valico, e un gasdotto che anziché in Puglia si ferma sull’Adriatico. La Francia e l’Azebargian ci hanno invitato alla chiarezza. Noi potremmo presentarci col monumento alla flessibilità. E cioè l’esaltazione della via di mezzo. Più o meno la stessa cosa sull’Ilva, dove si propone di gettar via la soluzione Calenda e di ripartire da capo. Con chi e verso cosa non si sa. Ma vi state accorgendo che costoro bloccano gli investimenti e accrescono la spesa? Ma non é il contrario, questa, di una ricetta coerente e salvifica, di riformismo? Non é il contrario che può far aumentare Pil e lavoro, e abbattere debito e deficit? Non è il contrario che può salvare e rilanciare l’Italia?

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