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Tagli, ritagli, cuci e Conte

Quel che mi sembra inverosimile é questo gioco alla contraffazione della realtà dei nostri governanti. Un misto di pressapochismo e di presa in giro, cogli italiani che continuano ad apprezzare. Basta leggere i sondaggi anche recenti. La Lega raddoppia e i Cinque stelle perdono qualche punto. Complessivamente la loro somma sfiora il 60 per cento. Disperazione da cui scaturisce il bisogno di sognare qualcosa di nuovo, masochismo inconsapevole, sindrome di San Tommaso che deve, per credere, sbatterci il naso? Resta il fatto che la manovra che si é votato alla Camera non sarà quella che si approverà al Senato. Che quel 2,4  esposto come un feticcio da salutare esultanti in un balcone come una vittoria, ben che vada sarà solo un 2,04 (ah l’inganno anche dei decimali…) con tagli nell’ordine di 6,5 miliardi. E soprattutto che l’1,5 di aumento del Pil per il 2019 sarà, se va bene, la metà.

Nulla é cambiato, proclamano i grillini che come il mago Silvan trasformano le carte e i numeri. Prendiamo il reddito di cittadinanza. Era finanziato con 9 miliardi. Di cui uno, ma più probabilmente due, destinati ai Centri per l’impiego. Adesso è abbassato a 6,7 miliardi. Dovrà servire 5 milioni di presunti poveri (dico presunti perché tra loro figurano anche molti evasori). Si é proclamato che a ciascuno di loro sarebbe finito un assegno di 780 euro e la divisione portava invece a 116 euro a testa. Poi si é introdotto il quoziente familiare. Le famiglie a cui andrebbe il reddito sono 1 milione e ottocentomila. Però, escluse le spese per il potenziamento dei centri per l’impiego, anche dividendo i rimanenti 5 milioni per 1 milione e ottocentomila, il risultato fa poco più di 270 euro a famiglia. Poco in più del Rei di gentiloniana memoria, oggi abolito.
Adesso per limare si é anche certificato una pura supposizione. E cioè che saranno solo il 90 per cento degli aventi diritto a chiedere il reddito. E se fosse il 95 che fanno? Estraggono a sorte gli esclusi?

Lasciano perdere, il discorso si farebbe troppo lungo, la stravagante idea di rinviare da marzo ad aprile l’erogazione del reddito e di aprire due finestre su quota cento per le pensioni (una di tre mesi per i privati e una di sei per i pubblici, e perché mai penalizzare questi ultimi?) e inoltre di legiferare una sorta di quota cento una tantum, valevole solo per tre anni che fa anche un po’ ridere. Tagliare si doveva, di oltre due miliardi, e quel che resta é aria fritta. Tra quel che uno ci perde, tutte le esclusioni (il divieto di sommare un reddito superiore ai 5mila annui lordi, un’inezia) e il limite temporale del provvedimento, resta una somma di potenziali, ma non certi, beneficiari, inferiore ai 300mila. Ma la bandiera é salva. Tutti contenti. Le due bandiere, oggi sdrucite alquanto (quella del reddito e di quota cento) possono sventolare ancora. Grazie al vento che spira freddo anche nei cieli di Roma e soprattutto a Macron, alla Brexit e a Bruxelles che da nemica diventa improvvisamente amica. Con il nostro Conte che per una volta sembra davvero il capo di un governo e non il vice dei suoi vice. L’unico vero miracolo di questa marcia indietro.