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Padri, madri, figli e fidanzati

La politica italiana si svolge in famiglia. Non c’é esponente politico che ormai non debba essere chiamato a rispondere delle colpe dei padri, delle madri, dei figli, e anche dei fidanzati. Cominciò il povero Bossi a proposito del suo delfino, o trota, come lo volle battezzare, che ne combinò di ogni colore col consenso del suo cerchio magico. Laurea in Albania, soldi svaniti, il tesoriere connivente, l’autista stanco di passargli denari, inchieste e condanne per aver utilizzato soldi dello stato per fini privati. Un macello, fine di Bossi padre (poteva non sapere?) e inizio della fase Salvini. E che dire del figlio del ministro Lupi che, per incarichi e regali ricevuti, costò al papà la perdita del ministero.

Poi il boschicidio, con la dolce e bella ministra Elena messa in croce per la vicenda di papà, vice presidente di quella banca Etruria, esplosa e messa all’angolo assieme ad altre sei, con tanto di avvisi di garanzia per gli amministratori e perdite per azionisti e risparmiatori. Oggi siamo di fronte all’assoluzione di Boschi padre, che la figlia ha sempre difeso, ma allora chi oggi governa e nega l’autorizzazione a procedere a un ministro, ne pretese le dimissioni per il semplice reato d’esser figlia di un indagato.

Poco tempo fa due nuove imputazioni a papà Di Maio e, per pari dignità di leadership, a Di Battista padre. Di Maio senior accusato di abusi edilizi nei terreni vicini a casa e di pagamenti in nero a un dipendente della sua ditta, ha ammesso le sue colpe scagionando il figlio. Di Battista ha anticipato il padre e anche la giustizia, confessando che papà suo, camicia nera della rivoluzione grillina, un dipendente in nero (coerentemente) l’aveva anche lui. In questi due casi i grillini ammettevano che padri e figli sono entità divise, come le mamme dal cordone ombelicale.

E infine l’arresto a sorpresa di papà e anche mamma Renzi, arresto anomalo perché concesso ai domiciliari, poi a quelli della figlia, poi con la possibilità di ricevere e parlare con chiunque. A tal punto che l’arresto pare più deciso per fare notizia che non come misura per scongiurare l’inquinamento delle prove. A mo’ di garantismo il senatore grillino Gianrusso se n’é uscito col segno delle manette. In questo caso, visto che le colpe dei padri non ricadono sui figli, quelli all’unisono di padre e madre certo sì.

Adesso siamo ai fidanzati. E’ capitato alla giovane presidente della Commissione giustizia della Camera, l’on. Sarti, romagnola a Cinque stelle. E’ stata accusata dal suo partito di non avere versato il dovuto e questo non é certo compito della magistratura accertarlo. Ma il fatto originale é che lei, pare su consiglio di qualcuno molto in alto del suo movimento, ha accusato il suo collaboratore e fidanzato di essersi accaparrato i soldi. A sorpresa, intercettazioni alla mano, il magistrato assolve il fidanzato. Lei si era inventata tutto. Giustizia è fatta. Scaricare sui figli le colpe dei padri e delle madri, e viceversa, non saprei, ma riversarle sui fidanzati é assai pericoloso…