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Gufi?

Matteo Salvini, coniandolo dall’altro Matteo, ha ribattuto con lo stesso paragone ornitologico alla previsione di crescita zero per l’Italia nel 2019 ufficializzata dal Centro studi di Confindustria. Non si tratta affatto di una previsione azzardata visto che negli ultimi due trimestri del 2018 il Pil é finito sotto lo zero e l’Ufficio parlamentare di Bilancio ha certificato nel primo trimestre di quest’anno un andamento “stagnante o debolmente negativo”, pur prevedendo più positivo il secondo semestre e una chiusura della media Pil annuo attorno al più 0,4. Un dato peggiore di quello previsto dal Fmi che a gennaio assegnava all’Italia un più 0,6. E assai lontano dalla previsione della legge di bilancio approvata che assegnava all’Italia un più 1%.

Eppure il presidente Conte aveva salutato il 2019 come “un anno bellissimo”, mentre tutte le previsioni relative al reddito di cittadinanza e a quota cento, entrambe bocciate dal Fmi, non costituiscono fattore di crescita dell’economia e dell’occupazione. L’Italia sarebbe, secondo i dati di Confindustria, l’unico paese europeo a non crescere e il solo, assieme a Turchia e Argentina, a stagnare nel mondo intero. Secondo il Fmi il Pil mondiale nel 2019 crescerà del 3,5% e nel 2020 del 3,6, questo grazie soprattutto allo sviluppo di Cina (più 6,2) e India (più 7,5). Anche gli Usa cresceranno ma solo del 2,5 (nel 2020 dell’1,8) e l’eurozona attorno all’1,7.  In Europa il paese che crescerà di più sarà ancora la Spagna con un 2,2%, mentre il Pil della Germania salirà dell’1,3 e quello del Regno unito dell’1.5.

La situazione italiana si presenta dunque come gravissima. E meriterebbe provvedimenti eccezionali. Invece proprio ieri é stato approvato il decretone che contiene i due più importanti provvedimenti del governo che aumentano la spesa corrente e non gli investimenti. Su quota cento resta l’opinione che si tratti di un’agevolazione che aumenta la spesa previdenziale senza creare nuova occupazione, sul reddito di cittadinanza si concentrano tutte le obiezioni che riguardano il disincentivo al lavoro. Altra cosa era il Rei del governo Gentiloni che avrebbe potuto essere irrobustito, ma che non era a vita e non prevedeva due rifiuti di posti di lavoro.

Quello che servirebbe subito all’Italia é l’immediato rilancio di tutte le opere pubbliche bloccate (oltre 600) dalle pregiudiziali dei Cinque stelle. Proprio ieri é stata ufficializzata la decisione della Ue di contribuire non più nell’ordine del 40, ma del 50 per cento, al tunnel dell’Alta velocità Torino-Lione. C’é ancora qualcuno convinto che i conti non tornino? E’ poi indispensabile la diminuzione della tassazione per le imprese e sul lavoro. Questi due obiettivi, che nei paesi che crescono sono stati adottati, pensiamo agli investimenti spagnoli sulle infrastrutture, in Italia sono stati cassati in nome di misure di stampo elettorale. Gufi? No, caro Matteo due, qui volano avvoltoi  che purtroppo attendono il nostro cadavere.