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Morto Bordin, viva Radioradicale

Ho conosciuto Massimo Bordin molti anni orsono. Era persona squisita, gentile, affettuosa. Eravamo coetanei e dunque ci univa anche la memoria di tante vicende vissute. Ma già prima di conoscerlo e di frequentarlo personalmente nei tanti incontri, penso a quelli di Chianciano ma anche ai congressi radicali e alle tante riunioni promosse anche un pò sadicamente da Marco Pannella nelle calde domeniche d’agosto, lo avevo conosciuto attraverso la sua voce roca e con quell’inconfondibile accento romanesco col quale leggeva e commentava i giornali e intratteneva (quasi mai riusciva a trattenere) Marco Pannella.

L’avevo ascoltato pochi giorni fa e non sapevo fosse malato. La sua malattia, come quella di Marco e di Emma, le stesse, paiono anche il suggello di una unione che non si può distinguere nemmeno di fronte al crudo e inesorabile corso del destino. Marco ed Emma si separeranno e ancor più gli allievi dell’uno e dell’altro. Massimo si allontanò dalla Radio quando comprese che il conflitto era insanabile, anche se mantenne quella rubrica tutta sua con la quale la lettura dei giornali diventava pretesto per commentare, sottolineare, ironizzare, progettare. La sua era la solita voce sempre roca e nasale, non contraffatta, inconfondibilmente unica.

Per questo, anche per questo, la sua scomparsa mi coglie impreparato, come capita a una persona che ti ha accompagnato per anni. Sarà difficile fare senza quel suo suono gutturale che sembrava voler fornire l’imitazione di se stesso. Ma penso che oggi abbiamo un dovere in più. Quello di far si che la sua radio, Radio radicale, oggi in serio pericolo di vita per volontà del governo, in particolare dei Cinque stelle, di bloccare i finanziamenti, possa vivere ancora. Si tratta di una radio che in questi due decenni ha assicurato la diffusione non solo di tutti gli atti parlamentari, ma anche delle iniziative politiche, culturali, interne e internazionali, delle quali ognuno ha potuto gratuitamente gustarsi su internet anche le riprese video. Combattere per la vita di Radio Radicale é combattere per il diritto alla informazione e per la sostanza della democrazia. Da oggi lo dobbiamo anche alla memoria di Massimo.