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Togopoli

5 Giugno 2019 628 views No CommentStampa questo articolo Stampa questo articolo

Hanno rivelato tutto quello che si sapeva. E cioè che le decisioni sulle nomine del Csm sono quasi sempre avvenute sulla base di volgari lottizzazioni tra i partiti dei magistrati, filtrati da contatti tutt’altro che segreti con questo o quel protagonista della vita politica. E che, più che per meriti acquisiti sul campo, tutto veniva deciso sulla base della fedeltà di questo o di quello ai vari capi delle diverse lobby. Si poteva perfino supporre che girasse denaro, che venissero contraccambiati i favori, che si elargissero compensi, Ma non si conoscevano due cose: che si invitasse ad aprire procedimenti penali (o d’altro lato che non li si avviasse) su chi si opponeva alla lobby. Nè si poteva supporre che alle confraternite notturne partecipasse anche il presidente della Lazio Claudio Lotito, uomo invero a tutto campo. Sempre avvezzo a tutti i conciliaboli per tessere ragnatele di potere il presidente della Lazio pare mettesse a disposizione un certo numero di biglietti di tribuna d’onore ai magistrati compiacenti che s’erano anche comprati attici, ristrutturandoli coi soldi pubblici.

Non sono affatto stupito dei baratti, delle conventicole, dei favori, delle lottizzazioni, delle contropartite, ma di trovarci in mezzo a tutto questo anche Lotito, no, questo non l’avevo previsto. Cosi dopo il caso Palamara, con procedimento già aperto sul caso della nomina del procuratore di Gela e versamenti di 40mila euro, più anello per un’amica, più viaggi e cene, dopo le dimissioni dal Csm del suo amico, anch’esso indagato, Luigi Spina, a seguito della rivelazione della riunione segreta per chiudere la partita del procuratore di Roma, svolta a tarda sera in un albergo romano (c’erano il magistrato Luca Palamara, i due parlamentari del Pd Luca Lotti e Cosimo Ferri e cinque consiglieri del Csm) si sono dimessi dal Csm Gianluigi Morlini di Unicost e Paolo Criscuoli di Magistratura indipendente, due dei cinque nomi rivelati (ne mancherebbero almeno due, se l’altro era Spina).

Ovvio che a sparare fuoco e fiamme sia cosi, oggi, Magistratura democratica, la corrente politica più a sinistra, ma da sempre la più ferma a rivendicare l’autoreferenzialità delle toghe. Il presidente Mattarella ha subito preso posizione per condannare decisamente questo stato di cose, ma il governo e il parlamento che fanno? Perché non provano a ragionare su una radicale riforma, forse anche costituzionale, del sistema giustizia in Italia? Esistono questioni solo italiane, come un autogoverno incontrollato che non poteva che procurare degenerazioni (ricordate la vecchia e quanto mai opportuna proposta socialista di sorgegguare i consiglieri del Csm oggi rilanciata da Luciano Violante?), la confusione solo italiana tra inquirenti e giudicanti, una difesa di casta contro qualsiasi innovazione solo ipotizzata, che una classe dirigente politica non può lasciare inalterata. Ma oggi Salvini e Di Maio pensano ad altro e così queste scene da basso impero che dovrebbero scandalizzare e soprattutto indurre al più radicale cambiamento, saranno ancora (per quanto?) sopportate nel teatrino della (pavida) politica italiana. A Togopoli si può resistere, a Tangentopoli no. In fondo son loro, i giudici, che devono giudicare noi, vuoi che ci mettiamo noi a giudicare loro? Si….

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