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Soddisfatti di una Caporetto

Il centro-destra supera il centro-sinistra nei comuni capoluogo dopo il voto di domenica: 53 a 41. Nel 2017 il centro-sinistra superava il centro-destra: 58 a 38. Zingaretti ringrazia gli elettori. Mi vengono molti dubbi. Se sommiamo la soddisfazione verso le meravigliose sconfitte alle regionali in Piemonte, Abruzzo, Basilicata e Sardegna, dopo quelle in Sicilia, Friuli, Molise, Trentino, ci rendiamo conto dell’esistenza di qualche scompenso. Zingaretti può, solo per un dato percentuale, salutare con gioia il piccolo balzo alle europee del Pd rispetto al catastrofico risultato delle politiche dell’anno scorso anche se, come dato assoluto, il Pd registra anche alle europee un regresso in voti e può anche salutare l’ottimo risultato di quale sindaco che riesce a capovolgere il risultato politico grazie alla buona amministrazione.

Questi due ultimi dati non tendono per nulla ad avviare a soluzione la crisi, che resta profonda, del Pd e del centro-sinistra. Il risultato delle europee é il minimo che l’unico partito di opposizione (Forza Italia e Fratelli d’Italia lo sono per finta) possa raccogliere alla luce del comportamento dell’attuale governo e della batosta subita dai Cinque stelle. I voti ai sindaci vanno e vengono tanto che se si rivotasse oggi alle europee anche in quei comuni continuerebbe a prevalere la Lega. Ho netta la sensazione che se il Pd si accontenta crogiolandosi sul 22% e sugli effetti Gori e Nardella la situazione del centro-sinistra sarà destinata a un irreversibile, forse tragico, peggioramento.

Le elezioni in Emilia-Romagna, si tengano a ottobre o più avanti, saranno probabilmente lo spartiacque tra chi ritiene ancora commestibile l’attuale configurazione del centro-sinistra e chi invece pensa a un totale rivolgimento. Un rivolgimento politico, programmatico, di leadership e di gruppo dirigente. Bisognerà pur chiedersi perché in Spagna, in Portogallo, in Danimarca, anche in Svezia e altrove, le forze del socialismo europeo sono ancora vincenti e in Italia producano, quando va bene, solo soddisfacenti sconfitte. Che non sia anche per un problema di identità e di credibilità? Perché la sinistra italiana per vincere ha avuto bisogno sempre di una leadership post democristiana? Sono risposte facili per un socialista che nel 1989 credeva alla creazione di una grande forza socialista e democratica in Italia. E ha sempre ritenuto che bypassarla avrebbe portato gravi problemi e contraddizioni alla lunga irrisolvibili a chi proveniva da una storia sconfitta.

Ma sarebbe troppo comodo, per noi, limitarci a questa considerazione. Esistono questioni scoperte a sinistra. Una parte del Pd (per la verità Renzi li ha anticipati promuovendo soprattutto nella campagna referendaria argomenti di natura populista e anti politica) pensava, forse pensa ancora, che la spaccatura tra Cinque stelle e Lega avrebbe aperto le porte a una conversione a sinistra di Di Maio e compagnia, senza accorgersi del disastro elettorale cui i figli di Grillo andavano incontro per riconosciuta incapacità di una classe dirigente senza cultura e intelligenza. Auspicavano un accordo con un cadavere. Bella proposta di rilancio. Per di più accucciandosi al funerale come parente povero. Il vero problema è invece come recuperare i voti conquistati da Salvini. E chiedersi perché solo in Italia, tra i grandi paesi europei, la destra ha acquisito tanto consenso. Temi quali il contrasto all’immigrazione clandestina, la sicurezza, la lotta contro la povertà, la giustizia fiscale, da quando sono diventati di destra? Avremo modo di riflettere sul futuro e oggi ho solo accennato a un prossimo più puntale ragionamento. Resta tuttavia forte la preoccupazione che qualche timido e contraddittorio segnale rafforzi la linea del Piave della resistenza. Resistere così sarebbe una Caporetto.