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Craxi: la via e il nome

Come avvenne nei giorni del decennale, anche in previsione del ventennale della morte di Craxi emergono le solite proposte e le scontate polemiche. Il sindaco Sala prima accenna alla possibilità di intestare una strada al leader socialista, poi annulla la proposta, sostenendo che essa sarebbe ancora divisiva, aprendo ad altre forme di ricordo e di riconciliazione. Credo che mummificarsi sulla intitolazione di una via, magari piccola e periferica, di Milano, sia sbagliato, Ci vuole molto di più, e cioè un vero e proprio segno di rivalutazione politica che coincida con quella di tutti i socialisti che hanno vissuto, con entusiasmo e fiducia, una storia esaltante, anche se non esente da errori e da sottovalutazioni.

L’intitolazione di una via a Milano non mi sembra fondamentale, e anzi mi pare perfino riduttiva. Vie e piazze sono intestate in Italia a Giovanni Giolitti, condannato per lo scandalo della Banca Romana e costretto a salvarsi emigrando in Svizzera, per sette anni costretto a tenersi lontano dalla vita politica. Vie e piazze sono intestate a Francesco Crispi, anch’egli invischiato in quella storia, che si trascinò morti sospette, e nel suo secondo governo represse i Fasci siciliani, mise fuori legge il partito socialista e chiuse i giornali avversari, macchiandosi inoltre di due infami guerre coloniali. Vie e piazze sono intestate a Luigi Cadorna, il brutale comandante delle forze italiane in guerra, che fino a Caporetto pilotò assurdi massacri (le dodici battaglie sull’Isonzo lo testimoniano coi suoi 200mila morti) in cambio di pochi chilometri conquistati.

Vie e piazze sono intestate a Lenin, il capo bolscevico russo, che con la rivoluzione del 1917 instaurò un regime autoritario, diede l’ordine di massacrare l’intera famiglia dello zar e a Kronstad volle sparare e massacrare migliaia di soldati ispirati dal culto della libertà. Leggo che da qualche parte persiste anche via Stalin, e qui non aggiungo altro perché semmai dovremmo chiederci le ragioni delle tante intitolazioni a Palmiro Togliatti che di Stalin fu fidato collaboratore e che, secondo il libro pubblicato da Giorgio Bocca, avrebbe firmato di suo pugno la condanna a morte dell’intero gruppo dirigente del partito comunista polacco. Avrei voglia di continuare, ma qui mi fermo. Diverse città hanno inteso intestare vie e piazze a Bettino Craxi. Resta questa diffidenza a sinistra più che a destra verso una rilettura obiettiva della storia di Craxi e del socialismo italiano democratico e riformista.

Resta questa cappa che deve essere rimossa, questa sì, verso un popolo e un nome. Anzi la mancanza in Italia di un partito che si definisca socialista dipende proprio da questo macigno che si è voluto porre sul socialismo italiano, in particolare su quello che va dal Midas a Tangentopoli. Anzi pare che quest’ultima fase abbia avuto il potere di inquinare l’intera storia pluricentenaria del socialismo riformista italiano. Sono personalmente sempre molto perplesso sulle intitolazioni, le riabilitazioni, le rimozioni, ma penso che il modo migliore per la sinistra italiana di ricordare nel modo dovuto l’azione politica di Craxi sarebbe proprio quella di rimuovere questo impedimento e di tornare al nome di socialista, un vecchio e storico nome che persiste in tutti i paesi europei e che solo in Italia é stato abolito solo perché portato da noi. Se vogliamo ridare a Craxi e ai socialisti quel che ancora attendono dobbiamo rileggere una storia, ammettere il fallimento di quella comunista, finita col crollo del Muro e la fine del Pci e creare anche in Italia una grande forza politica con nome di socialista. Penso che questo sarebbe il modo migliore e quello più giusto per togliere dalla dimensione della demonizzazione, e quando va bene della dimenticanza, una storia che ha avuto ragione.