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Dalla Gabanelli al Psi

Leggo i dati del servizio di Milena Gabanelli pubblicati oggi sul Corriere che fanno giustizia di qualche luogo comune. Cominciamo dal rapporto contagiati e morti delle tre influenze (quella cosiddetta suina del 2009-2010 e le due dell’inverno scorso). L’influenza suina coinvolse 4.408.000 persone e i decessi furono 229, le due influenze dello scorso inverno hanno coinvolto 8.072.000 italiani e hanno portato a 205 decessi. Chiaro? Paragonarle col coronavirus è folle. I morti in Italia sono più di 12mila. E anche se i contagiati fossero molti di più dei 105mila dichiarati il rapporto non tiene. Scrive la Gabanelli in particolare: “I primi casi di polmonite anomala in Italia vengono segnalati già a fine dicembre, quando dalla Cina arriva la segnalazione all’Oms. Il 30 dicembre a Piacenza c’è un picco di 40 polmoniti in una settimana. Il 7 gennaio a Milano si segnalano più polmoniti della media: da 50 a 80 in più al giorno al San Paolo e 70 al giorno in più al Niguarda. Anche a Como l’11 gennaio gli ospedali cittadini segnalano il sovraffollamento per casi di polmonite. Settimane in cui il virus ha circolato liberamente, soprattutto negli ospedali. Non solo non è scattato il piano antipandemia governativo del 2016, ma addirittura il Ministero della Salute il 5 gennaio scriveva in una circolare che l’Oms «non raccomanda alcuna misura specifica per i viaggiatori» e «raccomanda di evitare qualsiasi restrizione ai viaggi e al commercio con la Cina in base alle informazioni attualmente disponibili». Un via libera alla Covid-19.”
Nel suo studio emergono poi le differenze sostanziali tra la spesa per il sistema sanitario italiano e quello degli altri paesi europei, sistema italiano che negli ultimi anni ha dovuto subire ulteriori tagli. La Germania, il dato a disposizione riguarda il 2016, spendeva per la sanità il 165% più di noi, con il 35% in più di popolazione, la Francia il 90% in più, col 9,8% in più di popolazione, la Gran Bretagna il 66% in più con l’8% in più di popolazione. In pratica mentre l’Italia spendeva 1.844 euro ad abitante, la Francia ne spendeva 3.201, la Germania 3.605, la Gran Bretagna 2.807. Credo che in questi ultimi quattro anni i dati per noi non siano certo migliorati. Inoltre in Italia, più ancora che in altri paesi, esiste una doppia negativa variante. La prima é quella, frutto della piena autonomia regionale in materia sanitaria, di un organizzazione della spesa a macchia di leopardo. In talune regioni la sanità privata convenzionata, vedi la Lombardia, è presente in modo precipuo. In altre, vedi l’Emilia, prevale nettamente la sanità pubblica, anche se numerose sono anche in questa regione le strutture convenzionate. Non ho presente la spesa, se cioè le prestazioni delle realtà convenzionate siano pari o superiori a quelle fornite dagli ospedali pubblici. Generalmente si può dire che la qualità dei servizi, sempre monitorata dal pubblico, non appare inferiore. L’altra disparità, ma non é solo un dato riferito alle risorse, ma anche alla cattiva organizzazione, al clientelismo, alle infiltrazioni della criminalità, è quella creata dalle regioni del Sud, dove, come é stato detto e ripetuto, anche le attrezzature minime pare costino di più. Certo, quando questa infezione si sarà esaurita. I socialisti, ripeto quanto ha già scritto Vincenzo Maraio, dovranno rilanciare i temi che, alla luce di quanto avvenuto, saranno pesantemente sul tavolo: quelli relativi alla organizzazione e al sostegno del sistema sanitario, quelli inerenti la ricerca che é assicurazione verso il futuro, e quelli relativi alla educazione e alla formazione. Un moderno socialismo riformista e liberale non può che ripartire così.